A Fabio Paratici

17.02.2019 11:20 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
A Fabio Paratici

Chissà se Fabio Paratici, 47 anni, piacentino di Borgonovo Val Tidone, si sarà reso conto del danno fatto. Non ho mai visto la foto di un D.S. occupare la prima pagina della "rosea" e avere la seconda e la terza a disposizione per raccontare il suo calcio e i programmi del club. Immagino la faccia dell'ultranovantenne Boniperti quando l'ha letta, uno che sia da A.D. che da Presidente evitava le interviste e, quando non poteva farne a meno, rispondeva alla domanda con un'altra. Paratici è certamente bravo, altrimenti non sarebbe alla Juventus, ma ancora giovane. Dovrebbe sapere che l'unica persona insostituibile è il presidente e avrà scoperto che vince la società. Non a caso la Juventus ha vinto tanto e in tanti hanno vinto. Dovrebbe sapere che ai presidenti piace apparire. E' normale che abbiano l'ambizione di vedere titolo e foto sui giornali o essere intervistati da radio e tv. Gli è concesso. E' umano. Non possono essere solo quelli che firmano gli assegni e spesso rimettono. Per questo i dipendenti, e Paratici lo è, debbono fare l'impossibile per evitare la vetrina. Certi comportamenti danno fastidio, come lo dà se uno conquista la considerazione di stampa e tifoseria. Vuoi fare questo mestiere? Ti piace? Allora devi sapere che solo se lavorerai in silenzio sarai apprezzato dalla proprietà. Me l'hanno insegnato. Avevano ragione.

Detto dei comportamenti, passo al piano pratico. Perché fare il nome dei calciatori che interessano o potrebbero interessare, oltre ad annunciare dove si dovrà correggere il tiro? La cosa più difficile nel calcio non è vendere, come si crede, ma acquistare il top player. E dal momento che sono pochi e la lotta riguarda i club più importanti, bisogna viaggiare sott'acqua. Semplice, no? Prima perché il prezzo lieviterà, poi ti potranno anticipare. Altrimenti spiegatemi i vantaggi. Fatico a capire. A me, ad esempio, divertiva guardare la Juventus di Boniperti e Giuliano, che bruciava la concorrenza, come nel caso di Anastasi e Tardelli, non appena scopriva l'interesse di altri. Furono buoni maestri e in seguito ebbi vantaggi. Gli stessi che spero abbia Paratici e che gli auguro con tutto il cuore. Perciò, anche se il fatto è grave, si perdona. C'è sempre una prima volta, ma si spera abbia capito e non ripeta l'errore più grave che possa commettere uno del mestiere, insieme al fatto di parlare in prima persona. Ad maiora.

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