A tutto c'è un limite!

02.10.2017 11:33 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
A tutto c'è un limite!

Martedì leggo una dichiarazione di Uli Hoeness, il Presidente del Bayern Monaco: "Arriverà il giorno in cui tutti questi che spendono si arrabbieranno, perché nonostante i soldi spesi non vinceranno quanto programmato". Il messaggio, di una logica stringente, si può tradurre così: i soldi non bastano, per vincere occorrono altre cose. D'accordo, bisogna capire, ma non è sufficiente, perché, se non hai peso politico, la battaglia è persa in partenza. A dire il vero mi sono stupito, perché una frase tanto esplicita da chi presiede uno dei clubs più importanti deve far drizzare gli orecchi agli sceicchi, ai cinesi, agli oligarchi russi e agli americani, entrati in forze nelle società del Vecchio Continente. Evidentemente l'avviso ai naviganti arriva da chi si sente talmente forte da non temere alcunché. A Lady Radio non rimane che congratularsi con Hoeness per aver confermato quello che ripetiamo fino alla noia, ovvero che il calcio è il gioco del potere.

Detto questo, rimaniamo in casa Bayern per la notizia della settimana: l'esonero di Ancelotti, che vince i campionati, e non solo, in cinque nazioni diverse; ma dopo i successi, puntualmente, arriva la risoluzione del contratto o, come stavolta, l'esonero, a conferma, ove ce ne fosse bisogno, che l'allenatore conta il giusto. Se lo sbagli è un problema, ma il migliore rimane, da sempre, quello che non fa danni. La partita giocata dal Bayern al Parco dei Principi contro il PSG, infatti, lascia di sale. Cercare di imporre il proprio gioco e cullarsi sul possesso palla contro un undici che, accanto agli ottimi calciatori in difesa e a centrocampo, presenta in avanti M'Bappé, Cavani e Neymar è fare harakiri. Puntualmente subisci tre gol in contropiede e alcune assenze non spiegano l'atteggiamento sbagliato, se di fronte hai M'Bappé, che va più veloce della luce, e un duo, Cavani e Neymar, che può segnare o regalare l'assist in qualsiasi momento.

L'approccio alla gara ha ricordato l'Italia di Madrid, che affronta la Spagna con quattro attaccanti e due centrocampisti, uno dei quali, Verratti, pessimo interditore. In entrambi i casi viene da pensare a una gita di piacere e non a una partita della massima difficoltà. Si può sbagliare, ci mancherebbe, ma a tutto c'è un limite, tanto più se si pensa agli emolumenti che corrono. A fatti inspiegabili aggiungerei il rigore non concesso alla Fiorentina per la trattenuta di Spinazzola ad Astori con l'Atalanta. A certi livelli simili errori non sono ammessi. Ma al Bayern, dove sono condannati a vincere, sanno che si può sbagliare: non troppo, però, perché subito correggono il tiro.  

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