Abete, Malagò e il C.T. Mancini

14.05.2018 14:49 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Abete, Malagò e il C.T. Mancini

Come volevasi dimostrare Giancarlo Abete, il politico più abile, tornerà alla Presidenza della FIGC. Avete mai letto una sua intervista? Ancora una volta ha preso tutti in contropiede, anche se era facile prevederlo per una serie di motivi. Aveva dato le dimissioni da Presidente nel 2014, dopo l'eliminazione dal Mondiale in Brasile. E tutti sanno quanto sia difficile nel Belpaese soltanto parlare di dimissioni. Era rimasto Vicepresidente UEFA ma, non gradito dall'allora Presidente Tavecchio, non era stato confermato. Accolto dall'amico Gravina alla Lega Pro, tornava a far parte del Consiglio Federale. Incassata la sconfitta, ha preparato la rivincita, insegnando una volta ancora che il silenzio è la risposta migliore. Poi ha lavorato senza soste per risalire la china. Dopo non essere riuscito a convincere Gravina e Sibilia, il 29 gennaio, ad evitare il commissariamento, ha iniziato a tessere la tela. Non era stato sempre vicino all'AIC e all'AIA? Puntualmente il Presidente dell'Assocalciatori, Tommasi, ha fatto il suo nome. E Nicchi si è accodato. Con Cosimo Sibilia c'è sempre stata sintonia, per cui rimanevo perplesso nel leggere che Gravina presentava un candidato diverso: Vito Cozzoli, avvocato barese, professore di diritto, ex Capogabinetto allo Sviluppo Economico col Ministro Guidi e Presidente alla Commissione di secondo grado per le licenze della FIGC. La cosa, però, durava lo spazio di un mattino e Abete veniva ad avere una maggioranza bulgara, il 73% dei voti, grazie alla LND, 34%, Lega Pro, 17, AIC, 20, e AIA, 2, senza contare le società di A e B che non gradivano il commissariamento.

Strano che il Presidente del CONI, Malagò, sia scivolato su una buccia di banana. Un proverbio, infatti, vuole il silenzio l'astuzia del saggio e Papa Giovanni suggeriva di ascoltare tutto, conoscere molto e parlare poco. Invece si lasciava sfuggire che la candidatura di Abete non teneva conto delle indicazioni della Serie A, il motore del movimento. Innegabile, quindi, parlare di una metodologia sbagliata. Subito i media a dire che Abete non si poteva definire uno vicino al Commissario, a ricordare l'appoggio a Pagnozzi alle elezioni del 2013, i diversi punti di vista espressi in Giunta CONI, oltre al fatto che Malagò vedeva allontanarsi quello che molti vogliono il suo obiettivo: la Presidenza della FIGC. In seguito a questo ci si domanda come sia possibile scegliere il C.T. della Nazionale prima che a luglio sia ufficializzato il nome del Presidente. Da qui a dire che la guerra continua il passo è breve.    

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