Da Ventura a Collina
L'undicesimo comandamento dice di non prendersi sul serio e il dodicesimo che ci sia spazio anche per divertirsi. Allora non trovo di meglio che ricordare la spiegazione dell'addio di Ventura al Chievo. Si è letto che l'allenatore e il Presidente Campedelli volevano salvarsi e fin qui siamo tutti d'accordo, ma le strade per salvarsi erano diverse. Credevo ce ne fosse una.
Detto questo, arrivano conferme a certe idee che da tempo immemore predico nel deserto. La prima viene da Alessio Tacchinardi, centrocampista con undici anni di milizia tra le fila della Juventus ed esordiente a venti in Nazionale. Intervistato a Sportitalia, spara sulle scuole calcio, dove trattano ragazzini di otto/nove anni come se fossero professionisti, eliminando quella parte ludica che è fondamentale. La seconda riguarda gli allenatori. Il caso vuole che un quotidiano faccia l'elenco delle venti panchine di serie A occupate all'estero dai nostri tecnici. Mi tornavano in mente delle frasi del 6 novembre a Coverciano, quando ci si illuminava di immenso per avere i migliori al mondo. Ebbene, ne trovo quattro a Malta, Tedesco, Piccioni, Potenza e Sanderra, due in Grecia, Festa e Sannino, due in Romania, Mangia e Bergodi, eppoi Cannavaro in Cina, Tramezzani a Cipro, Lettieri in Polonia, Sormani in Danimarca, Annese in Kosovo, Bordin in Azerbaijan, Landi in Georgia, Viviani negli Emirati, Solinas in Sudafrica e Manzo in Svizzera. Alla fine, in uno dei campionati-guida ne abbiamo due: Sarri al Chelsea e Ranieri al Fulham. Spero che la più parte di questi abbia fortuna e si affermi, ma in patria non avevano molti estimatori.
Insomma, per quanti sforzi faccia e per quante parole si dicano i migliori rimangono gli arbitri. Difficilmente lo ammetteranno, perché preferiscono glissare. Sanno, comunque, di essere di altra categoria. Se pensate che all'interno siano tutte rose e fiori sbagliate, perché critiche e disaccordi sono all'ordine del giorno; ma se provate ad attaccarli dall'esterno, troverete una barriera insormontabile. Inoltre sono gli unici a conoscere il regolamento, hanno un'organizzazione che rasenta la perfezione, dirigenti di vertice con, alle spalle, la scuola dei maestri che hanno tracciato la strada ed altri pronti a subentrare. Se oggi il Presidente è Nicchi, domani, a meno di sorprese, vedremo Trentalange. Non a caso Rosetti è designatore UEFA e Collina gran capo FIFA, ovvero il numero uno. Domandiamoci se non basterebbe copiare l'AIA per risalire!
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