Di Stefano, Giagnoni e Boniperti
Più di una volta ho scritto che l'allenatore è il mestiere più difficile del mondo e che se uno avesse tutte le doti richieste potrebbe fare il Presidente degli USA. Ho ripetuto che quando a 40 anni pensavo di sapere tutto, un capitano della Sampdoria mi ricordò che in campo andavano i calciatori. Non l'avevo ancora capito. Eppure doveva essere una cosa scontata. Quella frase aveva un preciso significato: "la partita la decidiamo noi". Ecco perché, quando sento che si pagano cifre incredibili a più di un tecnico o che sono loro a decidere le partite, mi sorgono dubbi. Seppoi hai il conforto di alcuni santoni, pensi di non essere lontano dal vero. Diceva Di Stefano: "L'allenatore non conta, conta il talento". Ripeteva Tanjevic: "Il talento è come una gamba più corta, la noti al primo sguardo".
Spazio da uno sport all'altro, ma i concetti non cambiano. Ecco alcuni mostri sacri d'Oltreoceano. Bob Bass: "La chiave, quando scegli un giocatore, non è mai quanto è forte in quel momento o quanto possa migliorare, ma quanto lo voglia davvero". Bruce Webber: "Il senso per il gioco, per quel che accadrà, non è allenabile, è una dote istintiva". John Wooden: "Il talento vi porterà in vetta, ma il carattere vi ci farà restare". E, tornando al calcio, Jorge Valdano: "L'intuizione è un'esclusiva individuale. Di qui la diversità degli assi, la loro unicità". Se scendo sul piano pratico, domando quanti abbiano bocciato più volte Salsano, Giovinco e Insigne per i limiti fisici. Eppure non doveva essere impossibile chiedersi se esisteva uno che potesse vantarsi di aver insegnato loro a giocare. Il di più era un dono di madre natura. Quando vedo fare gol a Dzeko all'89esimo in Torino - Roma 0-1, calciando di interno sinistro e chiudendo al volo sul palo opposto il cross di Kluivert da destra, verrebbe da scomodare la fortuna, perché conosco la difficoltà del gesto. Ma se a farlo è Dzeko mi ricredo. E' di un'altra categoria, l'ha nelle corde. Per caso, centra Di Francesco? Si parla tanto dell'Atalanta di Gasperini, che non è l'ultimo degli allenatori. Ma avrebbe ottenuto risultati e consensi senza Gomez, Ilicic e Masiello, uno dei difensori più forti e sottovalutati?
Per questo mi torna in mente una frase di un ottimo tecnico e di una persona squisita, che ci ha lasciato da poco e non ha mai avuto peli sulla lingua, Gustavo Giagnoni. A precisa domanda: "Quanto conta l'allenatore?", rispose: "Quando le cose vanno bene anche un 20%, quando vanno male 90". Boniperti invece, quando gli chiedevo quale fosse la dote più importante di un tecnico, rispondeva: "L'obbedienza".
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