I miliardi della tv
Alle volte viene da sorridere. Soprattutto se leggo notizie che riguardano la spartizione dei diritti televisivi. Non poca cosa se rappresentano il 58% del fatturato dei clubs e valgono poco meno di 1,2 miliardi. Da noi il differenziale tra chi vince e chi retrocede è di 4,7 a 1, al contrario della Premier League, dove la scorsa stagione è stato di 1,6 a 1. Invece di trovare spiegazione al gap e ridurlo, si guarda con stupore al fatto che la Premier è riuscita a strappare ai broadcasters 5,8 miliardi per il 2016/17, il 2017/18 e il 2018/19, oltre ai 4 miliardi dai diritti televisivi venduti all'estero per lo stesso triennio. Alla fine incassano quasi 10 miliardi e, se si pensa alla forbice tra prima e ultima, si deve parlare di spartizione equa. La Bundesliga, con un accordo quadriennale, porterà nelle casse delle società tedesche 4,64 miliardi, con un aumento dell'85%. La Liga spagnola ha un accordo triennale da 2,65 miliardi, a cui vanno aggiunti i 620 milioni annui di diritti tv per l'estero; mentre la Ligue I, la massima serie francese, prevede circa 3 miliardi in un quadriennio, con un incremento di circa il 20%.
Credo che sull'importanza della tv non ci siano dubbi. Quindi non rimane che sottostare alla "mamma" che tutto può, ma che, al tempo stesso, pretende massima regolarità e credibilità. Si dovrebbe ringraziare se fa eliminare al calcio non poche storture. Nessuna meraviglia, perciò, se Nasser Al-Khelaifi, Presidente del PSG, con un portafoglio gonfio di partecipazioni in tante multinazionali e non solo, ha voluto prendersi i diritti tv della Coppa del Mondo del 2026 e 2030, con la complicità, stando ai "si dice", dell'ex braccio destro di Blatter, Valcke, squalificato dalla FIFA per 10 anni.
Ma davvero è la tv ad aver alterato gli equilibri e intossicato il calcio? Non si può negare l'importanza, ma continuo a pensare che determinante sia capire. I soldi contano, ci mancherebbe, e servono per aumentare le ambizioni, ma se non capisci vai poco lontano. E' fin troppo facile prendere ad esempio il Milan con i suoi 236 milioni spesi per 11 calciatori e guardare la classifica, o il Manchester United di Van Gaal del recente passato, ma se ci spostiamo in Spagna, a Valencia, notiamo che una squadra fatta di prestiti e gente delusa, dopo una stagione delle più difficili, si trova a rincorrere il Barcellona, ad essere paragonata a quella di Villa, a vedere Zaza al secondo posto nella classifica cannonieri, ad aver ritrovato Rodrigo, rivitalizzato Kondogbia e Murillo ex Inter, Guedes ex PSG e Pereira ex Manchester United. D'accordo, il club dovrà incassare entro fine giugno 50 milioni di plusvalenze per errori del passato, ma la strada imboccata giurano sia quella giusta.
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