Il turnover? Una genialità!

05.01.2018 14:28 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Il turnover? Una genialità!

Continuo a non capire, ma, cosa ancor più grave, spesso prendo cappello, perché mi sembra impossibile assistere a fatti che non hanno spiegazione. Ho sempre saputo che per trovare l'amalgama una squadra ha bisogno di tempo. I calciatori debbono conoscersi e integrarsi. A dimostrazione, allenatori e manager chiedono tempo, agli inizi della preparazione, prima di esprimere giudizi. Dovrebbero essere cose scontate, ma se vedo Napoli - Atalanta, partita decisiva per l'ingresso alle semifinali di Coppa Italia, mi accorgo di essere lontano dalla realtà.

Se chiedete perché, sono costretto a ripetermi. L'Atalanta è una delle due squadre che nello scorso campionato vince al S. Paolo. Ha un allenatore che marca a uomo, gioca ad alti ritmi e crea pericoli in contropiede. E', per ammissione dello stesso Sarri, uno da prendere con le molle. Parlo di una squadra che arriva quarta in campionato e vince il proprio girone di Europa League superando Lione e Everton, le favorite. Dal momento che giocare al S. Paolo non rappresenta un vantaggio, visti i risultati non solo da oggi, viene da pensare che l'Atalanta non rientri tra le compagini che la sera prima fanno dormire. Se invece Sarri porta in panca Reina, Albiol, Jorginho, Allan, Insigne e Mertens significa che, ancora una volta, non ho capito quanto il calcio sia cambiato. D'accordo, le misure del campo sono le stesse, come quelle delle porte, e il pallone è sempre rotondo, ma oggi ci sono il turnover, il pressing alto, le ripartenze, gli intermedi, gli esterni alti e bassi, gli schemi mandati a memoria e, infine, i calciatori, le pedine della dama, da spostare come meglio si crede. Poi, dopo 50', il Napoli è in svantaggio e al 56' si spera che Insigne e Mertens ribaltino la situazione. Dimenticavo che dal 72' entra anche Allan.

Alla fine Napoli 1 - Atalanta 2. Per gli azzurri segna Mertens, ma passa l'Atalanta. A chi dice che l'obiettivo del Napoli è dall'inizio lo scudetto, domando perché entrino Insigne, Mertens e Allan. Non tenta Sarri di capovolgere il risultato? Impossibile mettere in campo la formazione migliore per centrare la semifinale? Non esce il Napoli dalla Champions per aver perso 2-1 in Ucraina contro lo Shakhtar Donetsk con Mertens in panchina, tra l'altro l'uomo più in forma del momento? Non si subiscono sempre su calcio d'angolo due gol da Sergio Ramos col Real, nella passata Champions 1-3, e da Otamendi e Stones, 2-4, col Manchester City nell'attuale? Eppure si continua a marcare a zona su palla inattiva. Allora viene da domandarsi se Sarri non rientri nel novero degli allenatori che pensano di vincere le partite grazie alle proprie idee. Se fosse vero, come assicura qualcuno, che ogni giorno scambia lunghe telefonate con Sacchi, viene proprio da crederci.

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