L'allenatore che vorrei!

13.10.2017 11:21 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Antonio Vitiello
L'allenatore che vorrei!

Chi vorrei allenatore? Lo spiega il sostantivo: colui che deve allenare, poi, se bravo, migliorare i calciatori a disposizione. Credo non esista chi non sa mettere in campo una squadra. Perciò passo oltre. Mi piacerebbe avesse una cura maniacale dei particolari. Prima perché sono i particolari, spesso, a decidere la gara, poi, se riesce a farlo capire ai calciatori, avrà innalzato il loro livello d'attenzione e migliorato la professionalità. Ad esempio, dovrà mettere sui calci d'angolo un uomo a ballare ai fatidici 9 metri e 15, che si ridurranno a 7,5, davanti a chi batte e uno sul palo per restringere lo spazio al portiere. Dovrà creare problemi agli specialisti dei piazzati, facendo partire il primo uomo della barriera e un altro, lateralmente, che impegnerà la visione periferica. Semplice, no? Ho il terrore solo a leggere la percentuale dei gol che nasce da palla inattiva. Quando il portiere rinvia dal fondo si dovrà stare davanti agli avversari, perché può sbagliare. Identica cura dovrà essere portata agli schemi su angoli e punizioni. Sono quelli che preferisco. Preoccupandosi di cambiarli più spesso possibile, perché ci sarà chi manderà ad osservare gli allenamenti, e poi la ripetitività non aiuta. Dal momento che il calcio si gioca con i piedi, la cura dei fondamentali sarà determinante, come la capacità di correggere i difetti.

L'unità di vedute con lo staff, mai pletorico, dovrà essere totale. Il "secondo" sarà fondamentale, come il preparatore se seguirà gli ordini del tecnico, altrimenti curerà il recupero degli infortunati. Preferisco l'allenatore che dirige le sedute atletiche, perché conosce, come nessuno, il dispendio di energie nervose dei singoli. Dovrà preparare la partita nei dettagli, conoscendo tutto dell'avversario. La considerazione da parte dei calciatori aumenterà, se non sbaglierà nell'assegnare i compiti. In questo caso sarà determinante lo scouting, ma soltanto se ci si preoccuperà delle cose indispensabili, quelle determinanti, e non quante volte scende sulla fascia il difensore o similia.

Non dovrà sbagliare le sostituzioni ed essere un fine psicologo. Sapere che l'individuo è anche ciò che ritiene di essere. Per dirla con Kluckhohn e Murray, ogni uomo è: a) come tutti gli altri, b) come alcuni, c) come nessun altro. Concetti intuitivi di una psicologia spicciola che, applicati al calcio, significano che per ottenere il meglio occorrerà scavare nell'"io". Prendendo ognuno nel giusto verso si centrerà l'obiettivo. Superfluo aggiungere che la sintonia col D.G. o D.S. (perché prendo sempre in considerazione uno solo dei due) sarà totale. Né potrà prescindere dall'essere un ottimo comunicatore. Pleonastico aggiungere che dovrà avere personalità e polso per guidare un manipolo dei più difficili, come può essere quello di uomini che guadagnano cifre fuori dalla norma, che sanno di essere attori, con al fianco, molto spesso, compagne che si sentono attrici. D'accordo, sognavo, poi mi sono svegliato.

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