L'Udinese

30.04.2018 14:35 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
L'Udinese

Nella vita ci sono i vincenti. E' sin troppo facile elencarli, sono sotto gli occhi di tutti. Personalmente mi domando come alcuni possano essere stati tanto a lungo nello stesso club, trovando le motivazioni per riproporsi. Ogni riferimento ad Alex Ferguson, per 27 anni al Manchester United, e Arsène Wenger, 22 all'Arsenal, non è casuale. Capisco che se sei in un club di vertice devi trovare dentro di te gli stimoli giusti, altrimenti avrai il benservito; ma vedere le stesse persone, i soliti ambienti, conoscere tutto in anticipo e godere le simpatie dei media non aiuta. Noi non abbiamo allenatori tanto longevi, ma presidenti e amministratori delegati, vedi Boniperti, alla Juventus dal '71 al '93, e Galliani, al Milan dall''86 al 2017. Quando poi si vanno ad analizzare le uscite, ci si accorge che avevano alzato il piede dall'acceleratore. Aggiungo inconsciamente. Sembrava loro di fare le stesse cose, ma non con la stessa grinta, cattiveria e determinazione. Erano umani e, forse, si ritenevano invincibili.

Da questo a osservare come anche i migliori possano cadere il passo è breve. Dirò di più: avete notato il pericolo che corrono le società che godono ottima salute? Ho sempre paura che trovino il granello di sabbia che ferma l'ingranaggio. E l'Udinese fa tremare. La consideravo un esempio, con la famiglia Pozzo al timone da una vita. Il capostipite Giampaolo, subentrato a Mazza, credo nell''87, aveva iniziato col piede sbagliato. Poi si era imposto il silenzio. Aveva capito. In società cresceva intanto il figlio Gino. Non so quanti affari ha fatto il club, ma l'acquisto del Granada in Spagna e del Watford in Inghilterra sono la conferma. Così la cessione del Granada ai cinesi, come i conti non tornavano, o lo stadio di proprietà. Poi l'incredibile. Si esonera Del Neri e con Oddo si inanella un filotto vincente. Si pensa di essere in porto, ma 11 sconfitte di seguito lasciano di sale. La cosa inspiegabile è che più di un allenatore interpellato per sostituire Oddo declina l'offerta.

Pare che da luglio sia cambiato tutto. La società chiede garanzie di comportamento e pretende di assumere decisioni che spettano al tecnico. Ma se Gino Pozzo è sempre in Inghilterra e pensa di guidare il club al telefono commette un errore. Cosa che quello che ritenevo il dirigente numero uno non deve fare. Se non torna con i piedi per terra si rischia di perdere la società modello che conoscevamo, anche se il pari di Benevento, con Tudor in panca, fa sperare in un'inversione di tendenza. 

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