La Fiorentina e il sogno scudetto

15.03.2019 09:33 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Federico De Luca
La Fiorentina e il sogno scudetto

Conosco Giampiero Masieri da una vita. So quanto ami la Fiorentina e, oltre a essere un giornalista dei più bravi, è lo storico principe dei viola. Nonostante il rapporto di stima che ci lega, non gli ho mai detto la squadra confezionata per il campionato '86/'87. Spero mi perdonerà se gliela mando grazie a Lady Radio, nella vecchia disposizione prima: Cervone, Contratto, Carobbi, Oriali, Battistini, Scanziani, Berti, Falcao, Van Basten, Diaz, Di Chiara; o, se preferisce, col più moderno 4-4-2: Cervone, Contratto, Battistini, Scanziani, Carobbi, Berti, Oriali, Falcao, Di Chiara, Van Basten, Diaz, più Onorati e Kieft, con Baggio da recuperare dall'infortunio. Ceduti Galli e Massaro al Milan e Passarella all'Inter, dovevamo correggere una squadra che, pur giunta quarta e tornata in Europa, era mancata in fase realizzativa, oltre a subire qualche gol di troppo. Avevamo perso grandi calciatori, ma le cessioni, Passarella escluso, portavano cifre incredibili nelle casse sociali.

Comunque la famiglia Pontello voleva vincere. La fortuna che ci aveva accompagnato nell''85/'86 era ancora presente. Falcao e Scanziani arrivavano a fine contratto e il Pisa aveva sbagliato a firmare con l'Interpro Ltd., anziché con l'Ajax, e Kieft, scaduti i termini, si liberava a zero lire. In avanti, quindi, una coppia che si completava alla perfezione con Van Basten e Diaz, mancino contropiedista, e una terza punta, Kieft, che, col Cigno di Utrecht, formava il tandem offensivo dell'Olanda. Masieri mi chiederebbe di Scanziani libero e risponderei che retrocedeva uno dei centrocampisti più sottovalutati del campionato, rapido, agonista, forte come pochi nel gioco aereo e col vizio del gol. Inoltre, sulle palle inattive il duo Battistini - Scanziani avrebbe creato più di un problema agli avversari. Falcao, che avevo cercato nell''83, quando facevo il procuratore, era entusiasta di Firenze, come l'amico e agente, l'avvocato Cristoforo Colombo. Di Chiara era il giovane più forte in circolazione dalla sua area di rigore fino all'area opposta. Esclusi Oriali e Scanziani, già compagni all'Inter, i più vecchi erano i 27enni Contratto e Diaz. Inutile aggiungere quale poteva essere il futuro della squadra.

Se il primo comandamento del Conte Pontello ordinava di chiudere la campagna in largo attivo, il secondo non ammetteva dubbi. Non so come si sarebbe concluso il campionato, ma avevo cieca fiducia in chi capiva tutto ed era uomo di potere. Se Mantovani aveva vinto uno scudetto, tre Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e raggiunto la finale di Champions a Wembley col Barcellona e mi aveva gratificato, al ritorno dalla vittoria di Goteborg, con un gagliardetto firmato dalla squadra e con le parole: "Questi calciatori sono più suoi che miei, compreso il metro e sessanta di Salsano", sono certo che questa Fiorentina, caro Giampiero, non era inferiore alla Samp di Mancini e Vialli. Peccato che il Conte volesse togliere il nome dalla società e il sottoscritto rifiutasse la presidenza. Non potevo andare contro a chi mi aveva insegnato tutto sul calcio. Sarei stato uno sciocco presuntuoso. Rimanevo uno sciocco khomeinista.  

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