Mantovani e Pontello

03.03.2019 11:24 di  Claudio Nassi   vedi letture
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Mantovani e Pontello

Di tanto in tanto mi illumino d'immenso e mi diverto ad affrontare temi di natura tecnica. Quando mi sono trovato alla Sampdoria e alla Fiorentina con Paolo Mantovani, che voleva arrivare dove i precedenti presidenti neppure immaginavano, e il Conte Pontello, che voleva vincere, perché solo nel calcio non c'era riuscito, sapevo perfettamente che l'obiettivo era prendere il meglio che offriva la piazza. Anche nelle serie minori. Come alcuni sanno, la cosa più difficile non è vendere, ma acquistare il top. Per prima cosa è merce rara, poi gli avversari hanno potere e soldi. Quando leggo i nomi che interessano i vari club, italiani e stranieri, mi do pizzicotti per sapere se è vero. Non capisco qual è il motivo per cui si sbandierino a destra e a manca gli obiettivi. Faccio il più semplice dei ragionamenti e la risposta è la seguente: se riesco a prendere il calciatore, lo pagherò di più, perché ci sarà stato l'interessamento di altri; oppure mi avranno anticipato. Non vedo altra possibilità.

Stando così le cose, non c'è motivo per rendere pubblico ciò che interessa. Quando un D.S. disse che il calcio era cambiato ed oggi si lavora in gruppo, mi convinse il giusto. Quando nel '78 cominciai a fare lo scout degli avversari e presi lo psicologo, considerato allora uno sciamano, mi guardai bene dal parlarne. D'accordo, negli USA la statistica era pane quotidiano e il Brasile nel '58 ai Mondiali di Svezia aveva lo psicologo, ma in Italia partivo in vantaggio. Quando nell''84/'85, a Perugia, si andava in campo col computer per avere i dati richiesti alla fine del primo tempo, nessuno lo sapeva. Così quando Castagner mandava a fotografare come si disponevano sulle palle inattive, a favore e contro, le squadre che doveva affrontare. Non lo pubblicizzava. Aveva vantaggi. Quando leggo che parlano anche gli scout e spiegano quando la relazione è allenante e la loro scheda tecnica, sono tenuto a pensare che si confrontino con più di uno, per poi scendere nei particolari.

Non mi piaceva sentire la stampa accusare di non dare notizie, anche se dicevo loro di scrivere quello che volevano, perché mai sarebbero stati smentiti. Ma ho acquistato Mancini, dopo aver incontrato più volte, di notte, all'Hotel Four Seasons a Milano, il Presidente del Bologna Fabbretti; e Boniperti e l'Udinese di Sanson e Dal Cin, interessate, non sapevano della Samp. Il Vicepresidente della Juve Giordanetti chiedeva all'amico Beretta del Como Galia, ma finì in blucerchiato. Vierchowod fu inseguito anche in vacanza, credo in montagna, ma era tardi. Baggio era sul punto di passare al Torino, ma lo acquistò la Fiorentina. Mantovani doveva incontrare il Presidente del Parma, Ceresini, per Berti, ma la sera prima, a casa del Conte Pontello, era stato ceduto in comproprietà da Sogliano, D.G. dei crociati. Quando andai ad Amsterdam per Van Basten, il segretario Righetti aveva acquistato il biglietto in una agenzia diversa da quella dove si serviva la società, per non farlo sapere al proprietario, tifoso viola. Alle corte, se non vuoi rimanere col cerino in mano, fidati di te stesso e non sbaglierai. Esiste un solo problema: devi lavorare 18 ore su 24.  

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