Miccichè e De Siervo

22.11.2019 11:30 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Miccichè e De Siervo

"Mi piace parlare del nulla - diceva Oscar Wilde -, è l'unica cosa di cui so tutto", ma questo non mi impedisce di convenire con Flaubert che "... il miglior governo è quello che agonizza, perché fa posto a un altro". Potrebbe essere la sintesi di quanto avvenuto negli ultimi giorni, dalle dimissioni del Presidente della Lega Miccichè all'incontro tra arbitri, dirigenti e allenatori per rivisitare il VAR. A qualcuno verrebbe voglia di aggiungere che le cose riescono bene quando sono semplici, perché essere semplici vuol dire avere le idee chiare; ma questo, nel calcio, rimarrà un sogno.

Confermo di non sapere nulla, ma procedo a tentoni per indovinare le dimissioni di Miccichè, cosa insolita nel Belpaese. Un anno e mezzo dopo essere stato eletto all'unanimità, sui giornali si parla di presunte irregolarità che ne avrebbero contrassegnato l'elezione. Gli esiti dell'istruttoria della Procura Federale, aperta sulla base di un'intervista rilasciata dal Presidente del Genoa Preziosi, interrogato dal Procuratore Pecoraro, avrebbero portato a chiedere la nullità del voto espresso il 19 marzo. Non è divertente il solo pensarlo? Ma l'ingegno italico non ha fine e allora la dietrologia vuole che tra l'A.D. De Siervo e Miccichè non corra buon sangue, che il primo sia vicino all'entourage di Lotito e a MediaPro e il secondo a Sky. Se fosse vero, tornerebbe in mente una frase cara a Corrado Guzzanti: "A questo mondo nessuno ti dà niente per niente, sarebbe una perdita di tempo per tutti e due".

Insomma, sono ancora i soldi a farla da padrone, quasi fosse l'aumento dei ricavi il problema del calcio. Quando dovrebbero essere altre le priorità per riportare il treno sui binari: la riduzione dei costi, di gran lunga la più importante, regolamentare la categoria dei procuratori, il semi-professionismo della Serie C e i corsi per manager, allenatori e istruttori. Se ci si culla sulle vittorie della Nazionale contro avversari di seconda e terza fascia, si fa poca strada. Così quando si organizzano incontri con gli arbitri per parlare di aria fritta, sanno perfettamente l'inutilità. Nessuno dirà la verità e sarà tutto in funzione dei media. Ancelotti, da fine stratega, scaricherà sul VAR le mancate vittorie in campionato, si parlerà di visite degli arbitri nelle società per spiegare ai calciatori novità sempre più difficili da interpretare, per chiudere con saluti e abbracci di rito. Ma l'unica cosa di cui si doveva parlare, il tempo effettivo, 30' per tempo, non è stata neppure sfiorata. Pensate, una regola uguale per tutti, sulla quale nessuno potrebbe discutere, con un difetto: troppo semplice per parlarne!  

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