Perché Tagliavento?

19.02.2018 11:14 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Perché Tagliavento?

Venerdì ricevo una e-mail da uno dei miei sei lettori e ascoltatori, Paolo Baldassini, che non avrei mai aspettato. Sintetica e intrigante: "Perché Tagliavento per Bologna - Sassuolo?". Mi è sembrata l'occasione per tornare a Calciopoli e a quanto è stato detto, anche se il problema si sarebbe risolto cambiando poche norme. Perché scomodare Tagliavento, uno dei tre arbitri migliori? Interpretare la designazione è indispensabile per capire le sfaccettature del calcio. Come sempre le chiavi di lettura sono molteplici. La più semplice vuole che il derby emiliano sia ritenuto gara importante. La seconda suggerisce di guardare le società e i proprietari. Da una parte Saputo, un italo-canadese spesso assente, e dall'altra Squinzi, ex Presidente di Confindustria, proprietario della multinazionale Mapei, personaggio di primo livello, che ha dimostrato anche nello sport di essere un numero uno, prima nel ciclismo, poi portando un paese di 39mila anime nella massima serie con una società modello. Infine mai sopra le righe nelle poche volte che appare sui media. Merita quindi rispetto e il calcio è sensibile ai comportamenti. L'ultima ipotesi riguarda ancora il Sassuolo, che si trova in flessione e, dal momento che troppi club non godono buona salute, chi non ha problemi merita un occhio di riguardo. Al tirar delle somme il Sassuolo avrà, come minimo, il suo 50%, che quando vai in trasferta non è poco, oltre ad aver dato tranquillità alla squadra, conosciuta la designazione.

Se guardo in Europa non mi è piaciuto il tedesco Brych a dirigere Juventus - Tottenham. Troppo bravo, come si è visto anche nell'occasione. Meglio in trasferta, al di là del fatto che aveva diretto la finale di Cardiff e, se è vero che la superstizione è l'unica scienza esatta, andava evitato. Capisco anche le lamentele dell'allenatore del PSG, Emery, per la direzione di Rocchi, perché il nostro numero uno ha portato massimo rispetto al Real Madrid, come avviene da sempre. Capisco meno le parole dello sceicco Al-Khelaifi, che si è sentito ancora uccellato dopo il servizio del tedesco Aytekin lo scorso anno a Barcellona. Pensava, forse, che per vincere bastasse spendere 222 milioni per acquistare Neymar e 180 per Mbappé? Il calcio pretende una partecipazione continua e la cura dei rapporti, a qualsiasi livello, è de-ter-mi-nan-te. Ha sorpreso, infine, il serbo Mazic in Ludogorets - Milan. Un lusso per i preliminari di Europa League e una garanzia per i rossoneri.

Vorrei sapere che cosa è cambiato da Calciopoli. Il calcio era e rimane il gioco del potere, anche se il VAR, nonostante quelli che non capiscono, abbia limitato il potere discrezionale del direttore di gara. A conferma di quanto detto, ricordo sempre un amico che, quando incontrava la Juventus, aveva vantaggi. Telefonavo per dirgli che ancora una volta aveva fregato Moggi e Giraudo, ma questo signore, che lavorava per una provinciale, non trascurava un particolare. 

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