Ricominciamo da Coverciano
C'è da ridere, se non ci fosse da piangere. L'Italia è stata da sempre una delle potenze del calcio. Dalla sua un'Olimpiade, un Campionato d'Europa e 4 Mondiali. Aveva un marchio di fabbrica, il gioco all'italiana, a cui non pochi facevano riferimento, ed era la terra dei portieri e dei difensori. Poi si è cominciato a disquisire sul sesso degli angeli e si sono sentite cose da far drizzare i capelli, quando il gioco del calcio è di una semplicità senza pari. Infatti al sottoscritto, che credeva di sapere tutto, a 40 anni, il capitano della squadra spiegò che in campo andavano i calciatori e solo loro decidevano. E aggiungerei l'arbitro.
Poi, alla mia veneranda età, scopro che una nazione di 330.000 anime, l'Islanda, sa fare calcio come poche, grazie a un'organizzazione che non ha l'eguale. Arriva nei quarti all'Europeo, partecipa al Mondiale nel girone più difficile e non è la squadra materasso. Dicono di non aver segreti, di essere uniti, senza prime donne, di lavorare insieme, di avere fame e, da buoni nordici, di non mollare mai, oltre a non perdere tranquillità, grazie al fatto di non avere pressioni. Se il C.T. Heimir Hallgrimsson fa il dentista e non prende in considerazione altra professione, se i calciatori percepiscono 2.500 euro al mese, se tanti, a detta dell'udinese Hallfredsson, potrebbero giocare in Italia, se hanno strutture d'avanguardia, se i ragazzi cominciano a giocare a 4 anni, seguiti da allenatori tutti col patentino, si ha la spiegazione di quello che a prima vista sembrerebbe un miracolo.
Potrei continuare a incensare chi vende all'Everton Sigurdsson per 40 milioni, o ricordare che il 34enne portiere Halldorsson para il rigore a Messi, dopo aver fatto tanti compiti a casa, visti quelli calciati da Lionel, con un record di 24 subiti e solo 9 gol. Se penso all'Uruguay che, pur essendo dieci volte più popolato dell'Islanda, è la nazione che, in rapporto agli abitanti, esporta più calciatori, oltre a essere ritenuta una delle squadre più difficili da affrontare. Se aggiungo la Croazia che, con i suoi 4 milioni di abitanti, è la nazionale assolutamente da evitare e vedo l'Italia con una FIGC ancora commissariata per beghe personali, mi domando perché un Paese di 60 milioni di abitanti e col calcio come sport nazionale abbia toccato il fondo. Spero si smetta di ripetere che siamo i più bravi e si riparta da Coverciano, il centro motore, rinnovando corsi per portare manager, allenatori e istruttori a livelli raggiunti solo in passato.
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