Sarrismo e sacchismo

22.10.2017 12:25 di Claudio Nassi   vedi letture
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Sarrismo e sacchismo

Oggi si parla di "sarrismo" e di "sacchismo". A distanza di trent'anni si scrive che i due allenatori hanno punti in comune e che il loro calcio è l'evoluzione di una filosofia rivoluzionaria. Può essere, come ci può stare che Sarri e Sacchi, con un passato calcistico ben lontano da quello di altri colleghi, abbiano sposato idee diverse. So che questo fa contenti molti, ma fare il peana di qualsiasi tecnico lascia perplessi. Prima perché ne ho conosciuti non pochi, poi perché li ho studiati, infine perché conosco la loro storia. Premetto sempre che fare l'allenatore è il mestiere più difficile del mondo, che se uno avesse tutte le doti che occorrono potrebbe fare il Presidente degli USA, ma se i vecchi saggi dicevano che il migliore è quello che non fa danni e che la miglior formazione la mettono in campo il medico sociale e il giudice sportivo ci sarà un motivo.

Quando un calciatore al sottoscritto, che credeva di sapere tutto, disse: "Si ricordi che in campo andiamo noi", fece capire la cosa più scontata. Non l'avevo ancora capito, ma dice tutto. Se poi penso che Sacchi è stato due volte sul punto di essere esonerato da Berlusconi e che ha fatto risultati solo al Milan, non ritengo sia quello che dipingono; né Sarri, con tutto il rispetto per un Napoli che gioca un calcio piacevole, anche se monocorde. So che agli inizi, in difficoltà, chiese aiuto a Reina e Higuain per riportare la barca in linea di galleggiamento. E Ancelotti non è stato sollevato dall'incarico perché Ribéry, Robben, Lewandowski, Muller, Boateng e Hummels hanno detto basta? Se Conte con la Roma in Champions toglie al 12' della ripresa David Luiz, autore del primo gol, e viene mandato a quel paese e, non contento, a 10' dalla fine Hazard, che aveva portato il Chelsea in parità col suo secondo gol, mi chiedo perché gli psicologi insegnino che chi decide il risultato darà il 110% fino al fischio finale. Non era il caso di Hazard? Seppoi non sa che Rudiger, lo scorso anno, era il difensore più indigesto per Dzeko negli allenamenti della Roma e lo fa entrare al 77', quando il bosniaco ha messo a segno una doppietta e imperversato, mi chiedo come abbia preparato la partita.

Se Allegri lascia in panca Alex Sandro e Dybala contro la Lazio, pensa di vincerle lui le partite? Così Sarri quando in Ucraina, contro lo Shakhtar, non presenta Mertens. E lo stesso Simone Inzaghi che in Europa League schiera la Lazio senza Milinkovic, Immobile e Lulic. E Gasperini non lascia fuori il Papu Gomez? Eppure parlo di tecnici che vanno per la maggiore, che spesso trovano la scusa del turnover per spiegare le scelte. Ma non si domandano perché Zidane non toglie Cristiano Ronaldo e Valverde Messi? Chissà, forse perché i calciatori che determinano sono sacri e insostituibili. Ricordo, infine, che Gustavo Giagnoni diceva: "Quando le cose vanno bene l'allenatore conta meno di quel che si creda, ma se vanno male è la causa prima". Non è questa un'ulteriore conferma che gli emolumenti che corrono sono fuori dal mondo?  

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