Vialli e la Samp

02.12.2018 12:03 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Alberto Fornasari
Vialli e la Samp

Un giornalista tifoso della Cremonese ha scritto una pagina molto bella su Vialli, recensendo il libro scritto da Gianluca "Goals, 98 storie + 1", dove, alle 98 storie di eroi sportivi, si aggiunge la personale battaglia contro il cancro. Non è un'autobiografia, scrive Alessandro Gnocchi. Per Vialli "Goals" significa obiettivo e lo scopo del libro è motivare e condividere esperienze utili per affrontare le sfide personali.

Dopo aver fatto i complimenti a chi non solo ha vinto la battaglia più importante della vita e debellato il tumore al pancreas, ma è riuscito anche a infondere speranza di rinascita a tanti, sono tornato indietro nel tempo. A quella Sampdoria costruita pezzo su pezzo con pazienza certosina, che, nell'era Mantovani, doveva portare allo scudetto, alla Coppa delle Coppe, alla finale di Coppa dei Campioni e a 3 Coppe Italia, cose che neppure il più accanito dei tifosi blucerchiati poteva immaginare. Lasciavo la Samp il 30 giugno dell''82. Volevo chiudere col calcio. Ma il rapporto col Presidente era tale che mi sentivo in colpa per aver iniziato un progetto partito da Salsano e proseguito con Pellegrini, Renica, Vierchowod e Mancini. L'obiettivo era costruire una squadra con i migliori prospetti delle Serie B e C, dove gioventù, velocità e talento si dovevano sposare. L'eccezione era il diciassettenne Mancini che, nel Bologna retrocesso, aveva segnato 9 gol in 17 partite.

Ed eccoci a Vialli. Dalla Toscana vivevo in simbiosi con Mantovani. Lo sapeva bene Sandro Vitali, D.S. del Como, che, contattato dall'amico Mondonico, allora alla guida della Cremonese, aveva il compito di trovare una società disposta ad acquistare l'attaccante e a lasciarlo in prestito per un anno. Era l'ordine del Presidente Luzzara. Quando Sandro mi chiamò per domandare se interessava Vialli, credevo scherzasse. Perché si parlava della punta più interessante della B, ma apparteneva alla Cremonese, feudo della Juventus come, allora, l'Atalanta e il Cesena. Avevo già avuto un'esperienza negativa. Riguardava Bonini, trattato con Renato Lucchi e acquistato per 800 milioni più le comproprietà di Sartori e De Giorgis. Ero stato anche a Torino col segretario Rebuffa per il placet. Boniperti, con al fianco Giuliano, aveva detto che non interessava, ma il Presidente del Cesena Manuzzi convinse la società a non perderlo. E gli stessi rapporti intercorrevano tra Luzzara e Boniperti, per cui Vialli, per me, era intoccabile. Quando Vitali disse che era stato offerto e rifiutato, risposi: "Trattativa conclusa". Era giovedì. Mantovani si trovava in vacanza a Cap d'Antibes. Non appena lo misi al corrente, invitò Luzzara in Costa Azzurra e al sabato il contratto fu chiuso. Credo a una cifra leggermente superiore alla richiesta, tanta era la felicità. Cosa che lasciò Luzzara di sale. Da quel momento i rapporti tra due Presidenti gentiluomini si consolidarono, come dimostra il successivo arrivo di Lombardo.

Non rimane che chiudere con l'augurio a Vialli di continuare a vincere, senza dimenticare, come dice Oscar Wilde, che "la vita è un brutto quarto d'ora con dei momenti deliziosi".  

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