Le boutades della FIGC

08.12.2019 10:42 di Claudio Nassi   vedi letture
Le boutades della FIGC

Leggo l'intervista del Presidente Federale Gravina che illustra il quarto bilancio integrato, relativo alla passata stagione. Imparo che "... il calcio è una delle eccellenze del Made in Italy. Una realtà centrale nel processo di responsabilità e modernizzazione del Paese. Tutto questo per soddisfare 32 milioni di tifosi e 1 milione e 400mila tesserati, con un'attenzione particolare al calcio femminile. Un mondo da 570mila partite l'anno, che da solo incide per il 24% degli atleti tesserati e per il 22% delle società affiliate al CONI. Ebbene, ora l'obiettivo è investire in tre macrostrutture: il rapporto con la scuola, la tutela della salute e la responsabilità sociale". Potrei continuare con i numeri: 32mila arbitri, 29mila tecnici, 238mila dirigenti, oltre un esercito di volontari, 4 miliardi e 700 milioni il fatturato, con un gettito erariale di oltre 1 miliardo l'anno. Insomma, pare che tutto vada bene. Si torna addirittura a parlare di calcio nella scuola, cosa che tutti sanno impossibile, ma consapevoli del fatto che non morirà mai, perché è l'oppio del popolo e serve alla politica. L'importante, quindi, è conservare la poltrona e non preoccuparsi dei problemi, che esistono, esisteranno e rimarranno da risolvere. Altrimenti vorrebbe dire aver trovato gli uomini giusti, che costringerebbero i mediocri a farsi da parte.

Peccato che la strategia del "tutto cambi perché niente cambi" continui a farla da padrone. Guai ricordare il Cancelliere della Germania, Schroeder, quando nel 2002 disse: "Non mi interessa che i migliori calciatori vadano in Inghilterra, Italia e Spagna. L'importante è che le nostre società abbiano bilanci sani". Da allora i tedeschi hanno dominato in Europa, con stadi tra i più accoglienti e la media spettatori più alta del continente. Evidentemente imitare la Germania non è possibile. Non solo. Interverrà mai la Covisoc se i conti non tornano? Come continueremo a iscrivere ai campionati società inadempienti. La vergogna di veder finire tra i Dilettanti Palermo, Bari, Avellino, Modena e non so quanti altri club, è ormai la norma. Tornare al semi-professionismo in Serie C? Sarebbe semplice, anche perché le cose funzionavano. Si corre alla ricerca di nuovi introiti, quando prima sarebbe consigliabile diminuire i costi. Pare che nell'ultimo mercato i procuratori abbiano incassato oltre 650 milioni in provvigioni, insieme con un'altra figura, l'intermediario, arrivato in aiuto per scippare più soldi ai ricchi scemi. Se esiste un esercito di procuratori che crea problemi a non finire, soprattutto nelle categorie inferiori, dal momento che hanno in mano le sorti dei campionati, non si fa nulla. Non solo per eliminarli, ma almeno regolamentarli. La cosa più grave è che venga da Lady Radio l'input a migliorare, a partire dai corsi di Coverciano, e che si continui a leggere e ad ascoltare i venditori di aria fritta, sempre convinti di prenderci per il naso. 

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