Il manager che vorrei!

20.10.2017 12:39 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Tommaso Sabino/TuttoLegaPro.com
Il manager che vorrei!

Fra le cose che avrei voluto fare e non ci sono riuscito, ce n'è soltanto una. Sognavo di confezionare una rivista sul calcio, in antitesi al Guerin Sportivo, che non aveva concorrenti. Poi sono andato in discesa, baciato dalla sorte, tanto da smentire chi pensa abbia le scarpe strette per essere out. Non è così. Nel gennaio '89 feci una scelta di vita. Ho avuto offerte dalle società più importanti, Milan escluso, fino al 2002, ma la famiglia e la salute hanno avuto la meglio. Se poi qualcuno mi vede in cattedra a spezzare il pane della scienza calcistica, può avere ragione, ma so di non inventare niente. Mi picco sempre di voler rendere qualcosa a chi tanto mi ha dato e, dal momento che il calcio non s'impara sui banchi di scuola ma è una trasmissione di esperienze, visto che, inaspettatamente, Stazione di Sosta ha superato i 100.000 contatti, mi diverto a parlarne, grazie soprattutto ai miei maestri.

Come al solito ho sbagliato, perché dal 2004, insieme con la Fondazione Franchi, avrei voluto organizzare un master per manager. Non ci sono riuscito. Le università contattate volevano essere presenti con docenti che, pur bravi, avevano poco da spartire con ciò che si proponeva. I relatori dovevano essere i più qualificati, raccontare esperienze vissute e alla fine di ogni lezione lasciare, a chi ascoltava, nozioni su cui riflettere. L'idea era nata dall'aver partecipato nell''81/'82 a un master a Coverciano dove avevo perso solo tempo, né le varie università, o la scuola del Real Madrid, o altre straniere, erano all'altezza del compito. Il nostro doveva avere finalità pratiche: migliorare la preparazione dei manager per ridurre i costi e ottimizzare i ricavi. Si proponeva: a) di arricchire il bagaglio di esperienze; b) formare chi era alla prima esperienza; c) privilegiare l'aspetto pratico. Durata 16 ore, 1 settimana di 28 al mese per 6 mesi. 16 le materie: dallo studio dei Regolamenti alla Tecnica Calcistica e la Metodologia dell'allenamento, al Settore Giovanile, all'Organizzazione Societaria, alla Contrattualistica, alla Preparazione Atletica, ai Rapporti con i Procuratori, alla Psicologia, alla Statistica e Tattica, all'Analisi Arbitrale e così via, fino allo studio delle lingue, inglese, francese e spagnolo.

I docenti? Numeri uno a livello nazionale e internazionale. Il master si proponeva di formare figure professionali con competenze tali da proporsi al mondo del calcio con specifiche capacità di direzione, organizzazione e programmazione. A lungo si è pensato che la competenza specifica di un manager fosse sufficiente per raggiungere il risultato. Si sa, invece, che è fondamentale la capacità di coordinare le persone, più ancora che guidarle. Tutte cose poche volte prese in considerazione, ma quanto mai importanti, tali da accrescere il bagaglio dei partecipanti: D.G., D.S., segretari, procuratori, laureati, diplomati, dirigenti, tecnici, atleti e consulenti sportivi. Avrebbe sicuramente migliorato il livello di tanti operatori. Sulla bontà del master non ci sono dubbi. La riprova è che non è andato in onda!  

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