Il potere di Cairo

03.01.2019 12:18 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Il potere di Cairo

A fine anno tutti tirano le somme e le classifiche si sprecano. Dalla squadra che ha totalizzato più punti al gol più bello, al goleador principe, all'assist man, alla scarpa d'oro e così via. E' normale, quindi, che Lady Radio non si sottragga alla competizione e porti alla causa un particolare sfuggito: il presidente più potente. E, dal momento che ripete da sempre: "Il calcio è il gioco del potere", non può esimersi dal farlo. La cosa incredibile è che il prescelto non sa di esserlo, a dimostrazione, ove ce ne fosse bisogno, che il settore non è dei più semplici. Ricordo ancora quello che disse un collega in una trasmissione televisiva: "Se fosse vero quanto affermi, non ho capito nulla, anche se da 40 anni vado allo stadio". Infatti non aveva ancora capito le dinamiche, che non credo così difficili. Bastava chiedersi perché gli arbitri abbiano sempre ragione.

Se Lady Radio assegna il primo posto a Urbano Cairo, Presidente del Torino, immagino lo stupore. Ma come, il club granata non è sempre a lamentarsi? Da un lato il numero uno dice che non si deve fare a meno del VAR, ma va corretto, dall'altro l'allenatore non si stanca di contestare gli arbitri. Quindi, se non lo capiscono gli addetti ai lavori, men che meno poteva arrivarci il collega. Che Mazzarri continui a subire espulsioni e squalifiche è un mistero. Possibile non si sia reso conto che fa solo danni a se stesso, alla squadra e alla società? Non si è ancora accorto che la grancassa fa tanto rumore perché è vuota? Eppoi, dal momento che nel calcio tutti hanno la memoria d'elefante, pensa che gli arbitri dimenticheranno, oltre a evidenziare una società inesistente sul piano politico? Quali armi ha per difendersi? Solo una: il Presidente. D'accordo, non ha fortuna, se sono sulla stessa lunghezza d'onda.

La cosa strana è che Cairo è abile come pochi. Anche se l'editoria vive una crisi infinita, dimostra di non avere eguali. Risana qualsiasi testata e la porta in attivo. Lo dicono un signor amministratore a cui non sfugge nulla, oltre a far vivere tutti nel terrore. Ha un debole: il calcio. E' migliorato. Non tiene più tre o quattro tecnici a libro paga, ma gli sfugge di essere l'azionista di maggioranza del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, i giornali più importanti del Belpaese. Basterebbe non apparissero più il nome e la foto, come avviene troppo spesso, e partecipasse alla vita dell'organizzazione. Direbbero immediatamente: "Questo ha capito tutto!". E il terrore si impossesserebbe dei federali, degli arbitri e dei designatori. Il silenzio non è l'astuzia del saggio? E il vero potere non è sempre invisibile?  

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