L'Inter del futuro
Giorni or sono ho letto con interesse un articolo dal titolo invitante: "L'Inter che cresce da lontano". D'obbligo i complimenti a Valerio Ceri per la dovizia di particolari e la perfetta documentazione. Nel sommario si facevano i nomi di Radu, Bastoni e Karamoh, sulla strada verso San Siro, e si diceva che il rinnovamento poteva passare anche dal ritorno dei giovani in prestito, vedi De Marco e Pinamonti. Eppoi c'è Gabigol, che segna a ripetizione nel Santos. Per chi dalla notte dei tempi vede nel settore giovanile la panacea di non pochi mali del calcio, era musica per le orecchie.
Spero sia tutto vero e ci sia un'inversione di tendenza. Perché l'Inter vince, come nessuno, a livello giovanile, ma non passa uno dalla cantera alla rosa della prima squadra. So che le cessioni hanno portato 45 milioni di plusvalenze e che c'erano regole da rispettare con l'UEFA, ma, dal momento che la proprietà è tra le più solide, forse si poteva fare diversamente. Il talento non è come una gamba più corta e che si nota al primo sguardo? Così rimane difficile capire perché chi ha nel futuro la prima squadra debba andare a fare esperienza. Che rimangano, imparino dagli anziani. Ci sono cose non meno importanti: dai rapporti con i media ai colloqui con i compagni e il tecnico, dall'abbigliamento all'auto, alla cura maniacale dei particolari, in campo e fuori, oltre a quanto possono incidere sui calciatori mogli e compagne, ecc. ecc.. Si cresce anche così. Magari più in fretta. Né se uno è bravo ha bisogno di controprove. Gioca e basta. Franco Baresi e Maldini sono a confermarlo. Ma non i soli.
Se è vero che gioventù, velocità e talento non si possono insegnare, se è vero che l'intuizione è un'esclusiva individuale, da cui dipende la diversità degli assi e la loro unicità, non dovrebbe essere impossibile arrivare al giudizio finale. Per quelli che hanno bisogno di più tempo e per i metodici vengo in aiuto con le parole di un giornalista, Gregg Easterbrook: "Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confessano qualsiasi cosa". Detto questo, e con tutto il rispetto del fair-play finanziario, rimane difficile capire la cessione di Zaniolo alla Roma, come quella di Romagnoli dalla Roma al Milan, indipendentemente dalla cifra e dalle difficoltà del momento. La penso come Capello: "Si possono sbagliare gli acquisti, ma non le cessioni. Vorrebbe dire non capire che cosa hai in casa". E all'Inter dovrebbero fare ancor più attenzione, perché l'incredibile partenza di Roberto Carlos e l'operazione Coutinho, venduto per 10 milioni al Liverpool e acquistato dal Barcellona a 160, gridano ancora vendetta.
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