La fine degli ultras

30.12.2018 12:08 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
La fine degli ultras

28 aprile '63: in Salernitana - Potenza si assiste alla prima vittima del calcio nell'era moderna. Lo ricordo bene, perché la domenica successiva giocavo con l'Aquila al vecchio "Vestuti" e, prima della partita, Marin disse all'ex compagno di squadra del Marsala, Noè: "Livio, se non si vince uscirete a mezzanotte". Sconfitti a pochi minuti dalla fine 1-0, uscimmo senza problemi. Da allora, in 55 anni, dopo Inter - Napoli si contano 22 morti. Ha dell'incredibile. Che cosa si è fatto? Poco o niente. In compenso si assiste all'intervento dei dirigenti federali e dei politici, che fanno a gara a offrire palliativi. Puntuale il riferimento all'Inghilterra per aver limitato gli hooligans, ma non si va oltre al daspo, a chiudere la curva, a giocare senza pubblico o a dichiarazioni tipo quella rilasciata da un presidente del passato: "Lo stato deve proteggere il calcio dai violenti, con azioni deterrenti e pene severe". Speravo che l'ex arbitro Cardona, con oltre 100 gare dirette in A e B, oggi questore di Milano, conoscesse meglio di altri il mondo del calcio. Il problema, come tutti sanno, sono gli ultras, nel 90% dei casi legati alle società. Quando qualche presidente ha cominciato a svegliarsi e a voler recidere il cordone ombelicale, ha visto quanto fosse difficile, tante le infiltrazioni e le connivenze. Prima Lotito e poi Pallotta hanno toccato con mano le difficoltà.

Ciò premesso, viene da chiedersi chi non sappia come questi signori paghino le trasferte, l'affitto della sede sociale e abbiano biglietti gratuiti. E gli striscioni e la stanza allo stadio per ciò che serve e la possibilità di entrare senza controlli. Ma non finisce qui. Sanno di essere stati usati per intimorire giornalisti non allineati, calciatori che non accettavano il trasferimento o dirigenti contrari alla presidenza e, puntualmente, hanno presentato il conto, con amici assunti dal club, con ragazzi entrati a far parte delle squadre giovanili senza essere all'altezza, con presenze in radio e tv locali, talvolta come conduttori, ricordando, inoltre, che le alleanze tra tifoserie portano altri vantaggi. E chi più ne ha più ne metta, senza dimenticare che in tempo di elezioni rientrano tra i grandi elettori.

Se il tarlo è all'interno, va debellato dall'interno. Con calma, senza fretta, ma con le idee chiare. Il calcio, purtroppo, è anche questo. Se le società, in forza della responsabilità oggettiva, rispondessero di quanto fatto dagli ultras allo stadio, fuori e lontano dallo stadio, con decurtazioni di punti e multe congrue, oltre a partite a porte chiuse, sono certo che, in breve tempo, le cose non si ripeterebbero. Altrimenti, come al solito, si farà in modo che tutto cambi perché niente cambi. Dopo quanto è entrata la tecnologia in campo? Quanto si dovrà attendere per il tempo effettivo? Perciò ultras state tranquilli, nessuno toccherà i vostri privilegi!  

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