Chi non capisce è perduto!
Mi chiedo sempre più spesso quanto sia difficile capire il calcio. Sembra impossibile non se ne renda conto neppure chi ha giocato tanti anni e vanta presenze in Nazionale. Seguo trasmissioni sportive sulle varie emittenti e non ascolto risposte che dovrebbero essere scontate su fatti che dividono l'opinione pubblica. Se continuo a dire che il calcio è il gioco del potere è perché me lo hanno insegnato. Quando ricordo che è importante saper leggere le designazioni non dico niente di nuovo, ma chi non lo capisce avrà svantaggi.
Quelli che dicono che gli arbitri sono uomini e possono sbagliare dovrebbero rispondere a una domanda: "E' vero, ma perché sempre a favore della società più forte?". Ci sarà un motivo. Inter - Juventus vede Orsato sbagliare, d'accordo, ma a favore della Juventus. Cakir dirige Juventus - Real Madrid e, caso strano, la bilancia pende dalla parte dei blancos e, ancor più, al ritorno con il 33enne inglese Oliver. Se faccio un passo indietro e vado alla Champions dello scorso anno, a Real - Bayern, trovo che l'ungherese Kassai fa rientrare a Monaco i tedeschi cornuti e mazziati. E martedì, col solito Cakir, al Bernabeu si assiste allo stesso film. Il tedesco Aytekin, in Barcellona - PSG 6-1, non determina per i padroni di casa, che dovevano rimontare il 4-0 dell'andata? E in un lontano Chelsea - Barca che cosa non fa il norvegese Ovrebo per portare gli spagnoli alla finale? Potrei continuare e ricordare partite dove l'arbitro ha condizionato e spesso deciso la gara, in Italia e all'estero. Non per imperizia o malafede, ma perché avrebbe fatto harakiri e tutti desiderano fare carriera. Perché l'arbitro è il braccio del potere e chi designa sa perfettamente che deve usare la bilancina del farmacista per non andare contro i grandi elettori.
Ebbene, considerato tutto, come si può contestare l'ingresso del VAR? Potrà non essere perfetto e dovrà migliorare ma, se contribuisce a diminuire la percentuale di errori arbitrali e a limitare un potere discrezionale troppo ampio, è un passo avanti per la credibilità. Infine, vorrei ricordare a chi si ostina a parlare di Calciopoli che il Vicenza di Dalle Carbonare non aveva mai svantaggi quando affrontava la Juventus di Moggi e Giraudo. Ci riusciva grazie a un lavoro certosino che lo aveva portato dalla C alla A e a vincere nel '97 la Coppa Italia. A dimostrazione che i risultati non si raggiungono a caso, che l'intelligenza non è un optional e che per chi non capisce, purtroppo, non c'è medicina.
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