L'allenatore non può fare il manager

01.08.2016 13:38 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
L'allenatore non può fare il manager

Ho seguito con interesse il desiderio di Mancini di voler fare il manager dell'Inter, come molti allenatori d'Oltremanica o come quando guidava il Manchester City. So come ragionano i tecnici. Hanno una paura fottuta di essere esonerati, anche se strapagati e se possono contare su una buonuscita. So anche come sono soliti valutare un calciatore. Prima privilegiano quelli che hanno allenato, perché ne conoscono il carattere e sanno che non saranno traditi, e poi quelli che si adattano al loro modo di interpretare il calcio. Che non è quasi mai lo stesso, anche se i moduli lo potrebbero far pensare. Della società, del bilancio, della situazione economica e quindi del futuro se ne fregano: l'imperativo categorico è salvare le chiappe. Aggiungo che esiste anche il terrore di essere fregati dal D.G. o dal D.S. di turno, che invece di fare gli interessi della società cura i propri, pronto a scaricare le colpe, in caso di un rendimento non pari alle attese, sul tecnico. Quindi attenzione a non demonizzare l'allenatore, perché succede anche che venga usato.

Detto questo, torniamo al caso Inter-Mancini, ma potrei parlare del rapporto appena chiuso Manchester United-Van Gaal o di altri ancora. Al di là del fatto che Roberto ha dimostrato di aver sbagliato non pochi acquisti da quando è ritornato e che il tecnico olandese ha fatto spendere 250 milioni di euro in 18 mesi, mi domando come un club possa accettare questo modus operandi. A maggior ragione se si pensa alle cifre che corrono e che, spesso, una valutazione errata può mettere in crisi l'azienda. Ritengo perciò che ogni acquisto vada attentamente ponderato, dopo aver ascoltato il tecnico, ma sempre con il presidente al tavolo della trattativa. E non si potrà mai prescindere da una domanda: "In caso di fallimento, quanto si perderà?". Se la cifra sarà accettabile si potrà proseguire, altrimenti no! A meno che non si tratti dell'ultimo tassello che potrebbe portare al titolo.

Le poche volte che ho accontentato un allenatore ho sempre sbagliato, perché il tecnico, se è bravo, deve migliorare il materiale a disposizione, motivare e gestire il gruppo e tenere i rapporti con i media. Al resto penserà la società, che prenderà calciatori ancora più forti di quelli richiesti, ma che andranno bene con chi verrà dopo di lui e con altri ancora. E, cosa ancor più importante, quando mai un allenatore-manager sarà capace di vendere uno che ha voluto e ha fallito? Mentre il direttore che conosce il mestiere sa già come riciclarlo se non si esprimerà. Infine, forti di convinzioni radicate e di esperienze vissute da altri, quando i Van Gaal di turno insistono su un nominativo sul quale il club non è d'accordo, dite al mister che sarà accontentato se firmerà un assegno a garanzia di pari importo, nel caso non saranno rispettate le attese. Avrete risolto il problema.

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