Totti e i numeri 10

03.10.2016 11:12 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Totti e i numeri 10

Leggevo: "Ci sono tre cose che nello sport non si possono comprare: gioventù, velocità e talento". Mario Zagalo, il solo ad aver vinto cinque mondiali tra calciatore e tecnico, spiegava che "... per giudicare un calciatore bisogna stabilire due cose: prima se ha talento, poi qual è il ruolo naturale. Il resto si può anche imparare". Sono d'accordo sulla prima enunciazione, poi alla frase di Zagalo mi piace aggiungere che nel calcio si può imparare tutto ma non a fare gol. Perché i 16 metri dell'area di rigore sono per pochi. Quello è un altro mondo e chi ha giocato lo sa bene. Non si vince solo mettendola dentro? E i calciatori più importanti non sono quelli che hanno il gol facile o l'assist per amico, oltre a chi non li fa fare, cioè il portiere?

Dette queste ovvietà, mi sono divertito a seguire ciò che si è scritto per i 40 anni di Totti e le classifiche dei numeri 10. In Italia Valentino Mazzola non credo abbia rivali. Come scriveva Gianni Brera, "... scattava da velocista, correva da fondista, incornava con mosse da acrobata, recuperava in difesa, impostava l'attacco e vi rientrava spesso per concludere". Come non bastasse ne ho sentito più volte parlare Boniperti, che non si ritiene secondo a molti, e definirlo un fenomeno. Poi ho avuto il piacere di giocare a Pescara con Giammarinaro, il giovane più forte tra i rincalzi del Grande Torino, che mi raccontava di leadership e di prodezze incredibili. Dopo lui qualcuno mette Rivera, che nel '72/'73 è il marcatore principe del campionato. Accarezzava la palla come nessuno, aveva gli occhi anche dietro la testa e, se non gli stavano con i denti sul collo, creava sempre problemi. Mancini, Baggio e Del Piero hanno certamente onorato quella maglia. Ma perché? Perché facevano gol o lo suggerivano con bella frequenza, quindi erano DE-TER-MI-NAN-TI!

Non rimane che parlare di Totti. E' il secondo marcatore italiano dopo Piola, a 40 anni segna e fa segnare anche se entra a 10' dalla fine, ma vive in un'epoca in cui, incredibilmente, si concedono spazi infiniti e questo rende il compito più facile. Discuterlo è impossibile. Dalla sua ha anche il fatto di essere l'ultima bandiera del nostro calcio. Magari ci si potrebbe domandare se le stesse cose le avrebbe fatte in un'altra squadra, con un altro spogliatoio, altri fuoriclasse con carisma e personalità. In Nazionale, infatti, non è stato lo stesso. Allora il giudizio sarebbe più completo; così se avesse dovuto subire marcature a pressione per 90' filati, come tanto talento pretenderebbe. Anche perché, a mio avviso, non rientra tra gli immarcabili. 

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