Abete salverà il calcio!

22.08.2022 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Abete salverà il calcio!

Telefona un attento osservatore: "Come avrai notato, nel nuoto siamo tra le eccellenze, nel tennis sono stati fatti passi da gigante, nella pallanuoto siamo nell'élite, nella pallavolo idem, sia maschile che femminile, primeggiamo anche in altri sport, ma non nel calcio. Eppure in passato abbiamo ottenuto grandi risultati a livello di nazionale e squadre di club. Oggi per la seconda volta si giocheranno i Mondiali senza l'Italia. Ma la cosa più grave è che non abbiamo futuro, perché non si fa nulla per invertire la tendenza. Nel basket ho visto il Presidente Petrucci dare il benservito a Sacchetti e chiamare Pozzecco per cercare una scossa, dal momento che i risultati non erano incoraggianti. Sarà anche un tentativo, ma si è fatto capire che si esiste. Nel calcio, invece, calma piatta. Evidentemente va bene così. Ma per chi?".

E' una domanda che mi sono posto tante volte. Purtroppo conosco anche la risposta, ma gli interessi particolari vanno al di là di ogni limite. Al contrario degli altri sport, il calcio ha una struttura complessa, che, per semplicità, riassumo in Serie A, B, C, Dilettanti, calciatori, allenatori e arbitri. Ogni categoria conta per i voti espressi. Guidano i Dilettanti con il 34%, segue la C col 17, la A dice 12, la B 5, i calciatori 20, gli allenatori 10 e gli arbitri 2. La discrepanza è data dal 12% della Serie A, che è la locomotiva. Certamente sul piano economico. Nel periodo delle elezioni è facile assistere alla spartizione dei pani e dei pesci. Se il Presidente Federale ha dalla sua i Dilettanti, la C, i calciatori e gli allenatori, si assisterà a un'elezione bulgara, in barba al patron della Lazio Lotito, che continua ad opporsi.

Che cosa serve per cambiare e cercare di non perdere anche il terzo Mondiale? Che il Presidente dei Dilettanti, Giancarlo Abete, si sia stufato e, con il suo 34% e il 17 della C del fido Ghirelli, cambi un calcio ingessato da interessi personali, quindi dalle prebende. Ripeto per l'ennesima volta che la rivoluzione dovrà partire da Coverciano, con corsi per manager, allenatori e istruttori degni di questo nome, perché finalmente esca gente preparata sotto tutti i profili, da quello economico al tecnico-tattico ecc. ecc.. Il resto sarà una conseguenza: diminuire i costi, in attesa di aumentare i ricavi, controlli attenti della Covisoc e regolamentare i procuratori, per tornare ad essere la potenza che l'Italia è sempre stata nel calcio.   

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