Braida e i numeri uno

24.01.2022 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
Braida e i numeri uno

Giovedì sera ho seguito alle 23 su SportItalia la trasmissione di Criscitiello e Pedullà sul mercato. Era presente Braida, oggi D.S. della Cremonese, ieri al Milan e, in seguito, uno dei quattro del Barcellona. Il conduttore ha avuto parole stupende nel presentarlo, quasi fosse il numero uno di quel Milan che, dall'avvento di Berlusconi nel febbraio '86, dominò per anni la scena mondiale. E qui torna la diversità di vedute con l'amico Tenerani e quelli che vogliono un calcio diverso dal passato. D'accordo, il discorso si dovrebbe chiudere col fatto che le misure del campo e delle porte sono le stesse e la palla sempre rotonda, ma, ad abundantiam, se si presenta Braida come un numero uno, si sbaglia. Ariedo è un personaggio brillante, tra i più simpatici, ma l'A.D. del Milan Galliani, forse il dirigente più abile sul piano politico, si serviva, di volta in volta, di uomini diversi per le trattative. Riccardo Sogliano prima, uno dei migliori, Oscar Damiani poi, quindi Ernesto Bronzetti, quando lasciò l'Italia per la Spagna. Ma nemmeno quest'ultimo rientrava tra quelli da temere.

Erano i tempi in cui nel Belpaese si disputava il campionato con le star del momento. Una lotta senza esclusione di colpi per arrivare al calciatore. Fino all''86 comandavano la Juventus e Boniperti. Il Presidente non era il massimo tra gli scopritori di talenti, ma aveva dalla sua il potere. Se facevi trapelare interesse per Anastasi e Tardelli, è il caso dell'Inter, correvi per il secondo posto. Si scomodavano la Fiat Polska e il Premier Jaruzelski per arrivare a Boniek. Guai far conoscere l'obiettivo. Quando sono arrivato nel '74 alla Lucchese, c'erano fini intenditori e maestri come Cappelli o il romano Crociani, allenatore del Siena e di altre squadre, ma uomo mercato, impossibile da scavalcare. Poi mediatori che si sarebbero messi in tasca gli agenti che oggi vanno per la maggiore, come Govoni e Anconetani, quindi Allodi, Sandro Vitali, Lucchi, Sbardella, Dal Cin, Manni, Previtali, Cataldo, Previdi, Lamberti, Ramaccioni e Beltrami. Neppure Moggi, migliorato col tempo, rientrava tra questi. C'erano gli intenditori, cui ti potevi sempre rivolgere per un giudizio. Ricordo Ellena, Cozzolino, Lovati, Pandolfini, Mazzoni e Biagiotti, ma sono sicuro di far torto a molti. Per cui, quando si parla di calcio cambiato, si dovrebbe specificare se in meglio o in peggio!   

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