Cardinale e Maldini

09.06.2023 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
Cardinale e Maldini

Al contrario di quello che qualcuno pensava, non ho mai avuto la possibilità di spendere a piacimento. E' successo solo una volta, alla Sampdoria. Dal fallimento c'era da costruire una squadra che arrivasse a vincere. Per questo preferisco definirmi curatore fallimentare e non D.G. o D.S., perché, alla fine della campagna acquisti-cessioni, dovevo chiudere in attivo. Non avevo problemi a vendere. Lavoravo per giungere alle finestre di mercato con la maggior parte dei colleghi dalla mia. Vantaggio indubbio, grazie al fatto che nella società parlavano il presidente, l'allenatore e i calciatori. La linea politica, infatti, doveva essere una. Il silenzio faceva il resto e nel calcio è ancora più importante. Alla Fiorentina il Conte Pontello, con una squadra da rifondare, disse: "Faccia cosa le pare, basta finire in attivo".

La premessa per trovare spiegazione alla decisione di Gerry Cardinale di chiudere i rapporti con Maldini e Massara. Se è giunto alla decisione di esonerare un campione che ha fatto la storia del Milan, vuol dire che qualcosa non andava, tanto più che, nella breve carriera da dirigente, Paolo aveva vinto uno scudetto e portato il club in Champions. Ma i conti? Evidentemente non tornavano. Se l'A.D. è Giorgio Furlani, bocconiano, con master ad Harvard, analista alla Lehman Brothers, alla Silver Point Capital, al fondo Apollo e per dodici anni portfolio manager nel mondo Elliot, che ha da spartire col calcio? Da segnalare, poi, la promozione del capo scout Geoffrey Moncada, l'uomo che ha portato Mbappé al Monaco, e l'appoggio del guru del baseball Billy Beane, decisivo nel convincere Cardinale che il calcio europeo era una grande opportunità e convinto assertore nel selezionare i calciatori in base ai dati, in un mercato alla "Moneyball", come nel film con Brad Pitt. Lo stesso potrà succedere con Luke Bornn, l'uomo che ha programmato la scalata del Tolosa, altra società della galassia.

Cardinale entra a gamba tesa con le proprie idee e porta un altro modo di gestire il calcio. Seguirà la squadra più da vicino, ma lascia perplesso il fatto che anche Pioli metta bocca negli acquisti, perché gli allenatori vedono soprattutto i calciatori che si adattano al loro calcio, e l'ultima parola spetti all'A.D.. Inoltre rimango dell'avviso che se Maldini e Massara avessero venduto e incassato da Donnarumma, Calhanoglu, Kessié e Romagnoli, anziché perderli a costo zero, sarebbero ancora al loro posto. 

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