Giorgio Squinzi

07.10.2019 08:47 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Giorgio Squinzi

Non avevo il piacere di conoscerlo, ma lo stimavo come pochi. Purtroppo il 2 ottobre, all'età di 76 anni, Giorgio Squinzi ci ha lasciati. E Lady Radio non può fare a meno di unirsi alla moltitudine di quelli che l'hanno ricordato alla signora Adriana e ai figli Veronica e Marco. Mancherà all'Italia che tutti i giorni si rimbocca le maniche e al mondo dello sport. Nasce a Cisano Bergamasco, si laurea in chimica industriale. Eredita dal padre la Mapei, di cui diventa D.G. e Amministratore Unico. Nel '97 è Presidente di Federchimica, nel 2006 Vicepresidente di Industrie Chimiche Europee, Vicepresidente di Assolombarda e membro del Direttivo di Assopiastrelle. Riceve la laurea ad honorem in ingegneria chimica dal Politecnico di Milano e dal 2012 al 2016 è Presidente di Confindustria. Aveva innati carisma e leadership. Amava l'arte contemporanea. Era molto vicino alla Fondazione Guggenheim di Venezia e alla musica lirica, tanto da far parte dal 2016 del CdA della Scala. Alle corte, non era un caso se guidava una multinazionale con 10.000 dipendenti. Aveva le marce in più e una capacità di lavoro come pochi.

Poi lo sport. Entra nel ciclismo sollecitato da Ercole Baldini, che lo prega, nel '93, di salvare la Eldor di Giovannetti e Della Santa. L'anno dopo la sua Mapei conquisterà una vittoria dopo l'altra e lo farà fino al 2002. Dalle due ruote passa al calcio e diventa proprietario del Sassuolo, che militava in C2. Voleva saldare un debito con una cittadina che, grazie alla ceramica, aveva contribuito alla crescita a livello mondiale del Gruppo Mapei. La porta in A nel 2013 e addirittura in Europa, dopo aver acquistato lo stadio di Reggio Emilia. Da poco aveva inaugurato il centro sportivo e la sede in un'area di 45mila metri quadrati. Né dimentico a Castellanza il Centro Studi e Ricerche Mapei, un laboratorio di scienza a disposizione degli atleti di tutto il mondo, con un obiettivo dichiarato: lo sport "pulito". Ancora un'eccellenza.

Ho sempre sognato che simili personaggi potessero guidare la FIGC: personalità, carisma, leadership, idee avrebbero contribuito a fare del calcio un fiore all'occhiello del Belpaese. Purtroppo siamo punto e a capo. Si esce dall'ultimo Consiglio Federale e si parla di svolta epocale per aver toccato i temi del razzismo e della responsabilità oggettiva, ma il fenomeno ultrà è lontano dall'essere risolto. Eppoi che cosa si fa per risollevarsi se siamo esimi nel ranking, non abbiamo partecipato all'ultimo Mondiale e perso l'Europeo Under 21 disputato in casa? Ma non preoccupiamoci perché, come dice un alto prelato, caro amico, ci penserà lo Spirito Santo. 

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