Gravina e i fischietti

04.09.2023 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Gravina e i fischietti

Ho assistito all'addio di Mancini alla Nazionale e all'avvento di Spalletti. Dell'ex C.T. ho condiviso poco, anche perché rimango dell'avviso che gli allenatori non siano in grado di confezionare una squadra. Non sembra, ma è così. Se uno è bravo migliorerà il materiale a disposizione. Fermiamoci qui. Quando leggevo le convocazioni, si rizzavano i capelli. Prima perché erano pletoriche, poi si regalava la maglia azzurra, come se fosse per tutti. Ho dovuto sopportare squadre con tre registi, Bonucci, Jorginho e Verratti, e con due, Jorginho e Verratti, quando avrei voluto vedere a centrocampo calciatori completi, in grado di interdire, impostare, rifinire e concludere. Per un semplice motivo: nel mezzo si decidono le partite e giocare col regista, con l'eccezione di Kroos, è un lusso che ci si può permettere con squadre di seconda e terza fascia e con allenatori che non sanno approfittare del passaggio obbligato e di chi tocca mille palloni.

Sono un innamorato dell'Italia e quando vedo cose che non vanno prendo cappello. Non aver partecipato agli ultimi due mondiali doveva portare a una rivoluzione e al commissariamento. Anche le convocazioni di Spalletti hanno lasciato di sale. Troppi 29. Ne bastavano 22. Spero che attorno al C.T. sia sparita la pletora dei "semprepresenti". Sono otto gli uomini di fiducia: tre collaboratori, l'allenatore dei portieri, uno scout, due preparatori atletici e un video analyst. Da valutare, poi, la figura di Buffon capodelegazione. E' stato un grande portiere, ma il ruolo non si improvvisa. Bisogna uscire, una buona volta, dal "teorema Carraro", che voleva sempre chi reggeva un titolo in prima pagina, gradito a giornalisti e tifosi. Perché il ruolo è di estrema delicatezza, dalla conoscenza delle lingue ai rapporti a livello internazionale con gli uomini che contano, agli arbitri, ai loro dirigenti e così via.

Infine, dopo l'intervista di Marucci a Passarella, che ci dava degli stolti per aver cercato di cambiare gioco, Lorenzo ne ha fatta una seconda a Dunga e il brasiliano ha ripetuto quanto detto dall'argentino. Se ci danno degli sprovveduti due grandi calciatori, oltre a Spalletti non rimane che sperare nel Presidente Gravina: avrà capito l'importanza delle partite con la Macedonia del Nord e l'Ucraina e sarà corso ai ripari per non essere uccellato dai fischietti?   

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