I 690 punti di Allegri

07.07.2019 09:45 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
I 690 punti di Allegri

In America ci sono tanti coach, ma uno, John Wooden, ha lasciato il segno come nessun altro. Un santone, l'allenatore più vincente del basket NCAA: undici titoli con UCLA. Ecco la sua piramide del successo: impegno, lealtà, amicizia, cooperazione, entusiasmo, autocontrollo, attenzione, iniziativa, determinazione nel raggiungere uno scopo, condizione fisica, tecnica, spirito di squadra, calma, fiducia, competitività. Si tratta di una piramide formata da 15 blocchi che portano al successo, inteso non come vittoria, ma come essere in pace con se stessi, diretta consapevolezza di aver fatto tutto per diventare il miglior atleta e il miglior uomo possibile. Ricordo ancora una frase che suona quasi scusa alle tante vittorie: "Nessuno vince senza materiale, ma non tutti riescono a vincere col materiale". Che cosa vuoi dire a chi ha un curriculum con un numero risibile di sconfitte?

In Italia è diverso. Siamo infinitamente più bravi. Chissà perché non si accetta quel che dice Vince Lombardi a proposito dello sport professionistico: "Non conta vincere, conta solo vincere". In compenso, una statistica mette le cose a posto. Dall'istituzione della Serie A a girone unico, 1929/30, si sono scelti gli allenatori che hanno conquistato più punti nei singoli decenni: Weisz, Cargnelli, Gipo Viani, Helenio Herrera, Liedholm, Trapattoni, Lippi, Ancelotti e Allegri, che ha il record dei punti raccolti, 690, e nessuno può raggiungerlo anche se manca ancora un anno alla fine del decennio. Si nota anche che quelli che contestano più o meno velatamente l'ex juventino, i famosi "giochisti", non appaiono in classifica. Allora? Perché si continua a mortificare il calcio con frasi senza senso? Perché si ripete che il calcio è opinabile, quando non è possibile definire opinabile un'attività dove circolano i soldi? Non dovremmo chiedere soltanto maggiore preparazione e professionalità agli addetti ai lavori? Se Bill Veeck, deus ex machina dei St. Louis Cardinals, ripeteva: "Non è il costo della qualità che mi preoccupa, è il costo della mediocrità che mi rovina", più di uno dalle nostre parti doveva tenerne conto. Se in qualche società ci sono 70 calciatori che non servono, come sono arrivati? Chi li ha acquistati? Chi non è stato capace di venderli per recuperare la spesa? Invece andiamo osannando Tizio e Caio, quasi nessuno fosse responsabile. Proviamo a cercarli questi signori e troveremo risposta alla pochezza che ci accompagna.    

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