I Soglianos!
Venerdì ho parlato con Riccardo Sogliano. Ha ottantatre anni, vive a Forte dei Marmi, va in bicicletta un'ora e mezzo al giorno sul lungomare della Versilia e dal 2011 non parla di calcio. Attenzione, ai miei tempi capiva come pochi. Con Sandro Vitali, lo ritenevo il miglior operatore di mercato. Un passato da buon centrocampista, vince la B col Varese, la Coppa Italia '72 e '73 e la Coppa delle Coppe col Milan, ma come dirigente si supera. Lavora con Roma, Parma, Genoa, Brescia, Udinese e Varese, ma, soprattutto, è apprezzato consigliori. Prima da Moggi, un amico, poi da Galliani, Boniperti e molti altri. Rimaneva simpatico perché non scendeva a compromessi. Anch'io ero disposto a pagare per errori miei, non di altri. Salutavo all'istante. Sembra impossibile, Riccardo mi superava. La cosa grave è che certi elementi non siano presi in considerazione per la Scuola di Coverciano. La trasmissione delle loro esperienze sarebbe fondamentale.
Questo signore ha un figlio, Sean, D.S. del Verona. Ha preso dal padre, per un carattere non facile. Dopo aver giocato a Varese, Ancona, Torino, Lucca, Ravenna, Perugia e Napoli, comincia la carriera a Varese. Dall'Eccellenza sale in B e sfiora la A. Nel 2011 arriva a Palermo a giugno e a novembre saluta Zamparini. Troppe incomprensioni. Nel 2012 a Verona è subito Serie A. Poi due salvezze. Quindi Carpi e, nel 2015, Genoa. Salvezza agevole. Infine Bari dal 2016 al '18 e, dal giugno '19 al gennaio '22, Padova. Nel novembre torna a Verona, dove compie un'impresa. Rivoluziona la squadra al mercato di gennaio, costretto dai problemi del Presidente Setti, chiude con 40 milioni di attivo e, con Baroni in panchina, riesce a salvarsi.
Non ho il piacere di conoscerlo, ma dai colleghi gode grande considerazione. Ritengono sia tra i migliori con Sartori e Angelozzi, senza dimenticare Marchetti e il Cittadella. La cosa buffa è che il padre stravede per il figlio. Si sentono tre volte alla settimana. E' vietato parlare di calcio. Hanno idee diverse. Immagino la fatica di Riccardo nel non poter trasmettere le sue esperienze. Ma se pensa al passato deve fermarsi. Non era tipo da accettare consigli. Preferiva sbagliare da solo.
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