Il braccetto
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Giancarlo Dotto, in una lunga intervista all'enfant prodige De Zerbi, domanda: "In Italia si discute se bisogna perseguire il risultato o il bel gioco, ma Allegri e altri spiegano che il calcio è cosa semplice". Ecco la risposta: "Non condivido. Non può essere una cosa semplice quando si affrontano 22 uomini, con tutte le variabili del caso. Soprattutto non penso che solo chi vince possa parlare. Credo che il risultato sia l'ultima cosa". Rispetto tutti i pareri, ma viene da sorridere quando si dimentica che se non si fanno i risultati arriva l'esonero. Prima l'allenatore, poi il D.S.. Perché questo non avvenga, o il più tardi possibile, bisogna ridurre la percentuale d'errore. Sbagliare poco l'imperativo categorico e per non perdere, oltre ad arrampicarsi sugli specchi, la gente è disposta a tutto. Per questo il calcio è semplice. Non lascia spazio a sorprese.
Quando si affronta una squadra più forte si hanno due possibilità: giocare sopra ritmo per 95' o difesa e contropiede. Non esiste una terza. Se il 40% dei gol arriva da palla inattiva, dobbiamo porre massima attenzione a calci d'angolo, punizioni e rigori. Come? Marcando a uomo sui corner e sulle punizioni chi è solito metterla dentro, perché il gol è l'unica cosa che non si può insegnare. Invece si marca a zona. Vedete un uomo sul palo e uno a ballare davanti a chi calcia l'angolo d'interno o d'esterno? Sarebbe necessario disporsi meglio sulle punizioni dirette a sfavore. Lo insegnava Trevor Francis. Non è stato recepito, oltre a non dimenticare di stare davanti agli attaccanti quando si rinvia con i piedi.
Dato per scontato che si sappia mettere in campo una squadra, la cura dei particolari diventa determinante. Eppoi un tecnico bravo migliorerà, curando la tecnica, gli uomini a disposizione. Se ogni partita è diversa dall'altra, si studierà la tattica, cercando di limitare i punti di forza dell'avversario. Per il resto, come voleva l'Avv. Porelli, il nostro dovrà essere un motivatore.
Nel frattempo ai corsi di Coverciano si inventa il "braccetto", perché sarà una diversa terminologia a insegnare calcio. Raccomando gli schemi sui piazzati. Indispensabili. Non altrimenti. Se Sivori diceva: "Trapattoni non ha mai detto a Platini come doveva giocare" e Van Basten ricordava: "Dei dieci allenatori avuti, uno mi ha insegnato qualcosa, tre non hanno influito e sei stavano per rovinarmi", confermano l'importanza del mister. Mai decisivo, anche se sbagliare la scelta è da evitare.
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