Il marpione

03.03.2023 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
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Il marpione

Alla 25° giornata il campionato presenta al primo posto il Napoli, con una serie di numeri da sballo. Al di là dei 18 punti che dividono da Inter e Milan, ci sono 14 gol di distanza dai nerazzurri, secondi con 44, e 4 con la Roma per la difesa. Un cammino incredibile. Di chi sono i meriti? Di tutti. Presidente in testa, poi il G.M. Giuntoli, Spalletti, Domenichini e Baldini, senza dimenticare chi va in campo, gli unici, dopo il fischio dell'arbitro, a decidere la partita.

Detto dell'exploit del Napoli, la seconda cosa che fa sobbalzare sulla sedia è la tifoseria della Sampdoria. La conosco bene per aver vissuto l'era Mantovani. Sapevo che seguivano la squadra in trasferta come pochi. Erano i trasfertisti. Un vanto. Un attaccamento viscerale ai propri colori, che non aveva l'eguale. Dopo aver avuto alla presidenza gli uomini più importanti della città, credevo che con Ferrero ci fosse uno scollamento. Poteva far presa un signor nessuno con quelli che l'aveva preceduto, se avevano nome Ravano, Lolli Ghetti, De Franceschini, Mantovani e Garrone? La fede, però, è andata oltre. Com'è giusto.

Lo scoraggiamento è generale. Si vive il momento più brutto della storia del club. So bene che cosa provano gli amici Merlo, Traverso e Mangini, i capi tifosi Tirotta e Bosotin, al quale sono ancora legato, e Stefano Rissotto, talentuoso cronista. Ricordo loro che anche quando arrivai, nel giugno '79, la Samp era sull'orlo del fallimento. La salvò Mantovani, che aveva programmato l'ingresso nell''82. Tutti a lavorare a cottimo, da Mario Rebuffa al Rag. Traverso, alla Pinuccia, al giovane Aiazzone, fino a Giulio Garbaglia, persona eccezionale, e a tutti gli altri. Allora guidavano il calcio la Juventus e la Roma e noi cominciammo ad avvicinarci e a godere della loro stima. Il Conte Rognoni, il Richelieu del calcio, aveva grande simpatia per Rebuffa, che affettuosamente chiamava "il marpione", e per il sottoscritto, fin dai tempi della Pistoiese. Da lì cominciò la risalita, che avrebbe portato allo scudetto e alle Coppe.

Imparai che cosa era la sampdorianità da Rebuffa, forse il primo tifoso. Sarà perché vivevo quotidianamente a contatto. Lo vedevo soffrire se si stentava. Poi si rendeva conto che il lavoro avrebbe pagato e tornava sereno. Lo mettevo al corrente di quasi tutto, come il Presidente. Questo lo rassicurava. Sapevo del legame con i dirigenti di un tempo, confermati da Mantovani, ma il suo amore viscerale lo faceva più che fidato. Un tandem così affiatato non era facile da trovare. E' solo questione di uomini. Se mi disperassi per la Samp, col mio amico vescovo, Carlo Mazza direbbe: "Non ti preoccupare, ci penserà lo Spirito Santo". Abbiate fede!   

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