Il paperone Southgate
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Ho visto molte partite dell'Europeo e non cambio parere. Certi convincimenti sono così radicati che non riesco a correggere. Rimango dell'avviso che il gol sia merce pregiata, per pochi, ma vado a cozzare con i patiti dello schema, convinti che si possa raggiungere attraverso movimenti studiati in allenamento. Non importa se i numeri sono a contraddirli. Se dico che contro i più forti ci si difende in due modi, giocare sopra ritmo per 95' o difesa e contropiede, non credono. Non importa se le nazioni dell'est fanno soffrire le favorite, portandole ai supplementari o ai rigori, coperte e a mille all'ora.
La cosa più divertente, tuttavia, è il regista, il passaggio obbligato, l'allenatore in campo, che marcato e attaccato diventa l'anello debole. Schierarlo, si darebbero vantaggi all'avversario. Puntualmente si lascia giocare. Eppure Rodri dovrebbe essere guardato a vista. A maggior ragione se ha perso due partite in non so quanto tempo, una con la Nazionale e la finale di F.A. Cup col Manchester City. Idem con la Svizzera Xhaka, per non parlare di Kroos, che ha guidato la Germania a piacimento. Avevo detto che, se lo avessero lasciato giocare, avrebbe vinto anche l'Europeo, ma il rigore negato dall'inglese Taylor ha impedito a Neuer e soci di andare in semifinale.
Insomma, viene da ricordare la frase che ripeto a un amico: "Se non capiscono, siamo dei perdenti". Puntuale la risposta: "Il tempo è galantuomo". Importante dare una mano al calcio, anche se i soliti noti non smetteranno di mettere ostacoli, a difesa dei privilegi. Come gli allenatori. Guadagnano cifre incredibili e capiscono il giusto, perché sono diventati personaggi, maestri nella comunicazione e nel vendere fumo. Sempre stupito quando sento i contratti dei big, lo sono ancor più per i cinque milioni e passa di Southgate, l'allenatore dell'Inghilterra. Ricordo ancora la finale di Wembley del precedente Europeo con l'Italia, col freno tirato e un difensore all'ala destra.
Se parliamo di fatti che lasciano perplessi, non posso dimenticare la Fiorentina, che, alla ricerca di un centravanti, non pensa al 32enne Morata e alla clausola rescissoria di tredici milioni con l'Atletico Madrid, nazionale con la Spagna e pronto a trasferirsi in Italia. Lo vuole il Milan, ma la Viola non può acquistare un top, bruciando la concorrenza? O basta spendere quindici milioni più bonus per Kean alla Juventus, reduce da infortuni e zero gol?
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