Il restyling del "Franchi"

11.03.2022 11:12 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Federico De Luca
Il restyling del "Franchi"

Nei primi anni '90 Sandro Picchi era a capo dello sport a La Nazione. Mi regalò una rubrica. Una simpatica caricatura della faccia, incrocio tra un san bernardo e un bulldog, accompagnava il titolo: "Il mio pallone". Nell'agosto '91 scrivevo: "Non capisco come il calcio possa aver dimenticato Artemio Franchi, il suo dirigente principe. Riduttivo aver intitolato lo stadio della città natìa, Siena, e ricordarlo di tanto in tanto in qualche premio, quasi disturbassero la capacità, l'intelligenza, il fatto di essere riuscito a portare l'Italia per mano al terzo Mondiale, il saper mettere la politica fuori gioco, il decisionismo mai irritante e leader indiscusso, riconosciuto in Italia e all'estero. Guai battere il pugno sul tavolo, né sbattere la porta". Da allora cominciai a scrivere che anche il Comunale venisse intitolato a Franchi, non solo quello di Castelnuovo Berardenga. Quando ci sentiamo, lo ricorda Tiberio Fossi, un amico. Non esisteva un nome diverso per una città di respiro internazionale. Unica al mondo. Purtroppo disturbava. Un Presidente Federale, a Coverciano, fece addirittura spostare il busto nel sottoscala.

Quando, nell''85, arrivai alla Fiorentina e visitai lo stadio, rimasi di sale. Venivo da Perugia, dove tutto era perfetto. Non credo ancora a ciò che vidi. Il corridoio che portava agli spogliatoi pieno di pallonate, le aste presentavano lampadari rotti, così i vetri che davano nel parterre, sotto la tribuna. I tavoli dei massaggi erano di legno, la piscina mancava di piastrelle, nei gabinetti water senza coperchio e carta fissata al muro con due chiodi e una stringa nera. Al tempo Socrates guadagnava 1 miliardo e 800 milioni netti e Passarella 1,2. Non dico che cosa era lo spogliatoio dell'arbitro. L'architetto Bonaiuti spese 50 milioni per trasformarlo in una boutique. Immaginate la gioia di chi ha sentito che è stato scelto il progetto del nuovo stadio, i lavori avranno inizio nel 2023 per finire nel 2026 e, essendo il Franchi monumento nazionale, rimarranno la Torre di Maratona, la tribuna, le scale elicoidali e le curve.

Capisco l'importanza dell'iter che ha portato alla riqualificazione del quartiere di Campo di Marte, né dimentico la gioia di Alessandro Fiesoli e gli amici che hanno lottato perché non si cambiasse, ma non vorrei passasse in secondo piano Franchi, il nome che ha dato lustro all'opera dell'Architetto Nervi. Avendo fatto parte della Fondazione, ho insistito perché si arrivasse alla fusione col Museo del Calcio e parte di Via Palazzeschi gli fosse intitolata. Come, accanto al volto del bronzo del Marchese Ridolfi, che ha voluto il Centro Tecnico, e si trova all'ingresso, ci dovrebbe essere quello di chi l'ha portato a livello internazionale. So che il figlio Francesco è membro della LND e Consigliere Federale, come Ludovica Mantovani, organizzatrice del Trofeo Ravano a Genova, è Presidente del Calcio Femminile. D'altro canto, grazie ai loro padri, non potevano essere dimenticati. Ultimo regalo al calcio Luca Calamai, giornalista di spicco e addetto stampa dell'AIA. Speriamo che tanti contributi portino a migliorare. Il restyling dello Stadio Franchi è di buon auspicio.  

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