Il ritiro
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Spero sempre che non tutto vada nel dimenticatoio. Anche se i dubbi rimangono. Non so da quanto mi sono soffermato a parlare dei ritiri. E' il tempo e quasi tutte le squadre hanno scelto le sedi per l'inizio della stagione. C'è chi, addirittura, li divide in due parti, ad esempio il Napoli, Dimaro e Castel di Sangro, e magari, come lo scorso anno, vince lo scudetto. Sono certo: il primo che cercasse di cambiare sarebbe lapidato.
L'esperienza, invece, permette di dire che il ritiro non deve durare più di dieci giorni. Il tempo di fare conoscenza tra vecchi e nuovi, prima di tornare a casa. E' anche logico. Cominceranno i primi screzi e le fughe, nella notte, con le bellezze del luogo, o con chi è venuta dalla città interessata agli allenamenti. Ricordo il Milan di Liedholm del '78/'79, l'anno della stella. Le casse sociali costrinsero i rossoneri a giocare una partita ogni tre giorni. Di seguito la Coppa Italia, fino all'inizio del campionato. La squadra vinse lo scudetto con 44 punti, 17 vittorie, 10 pari e 3 sconfitte, 46 gol fatti e 19 subiti. L'anno successivo lo scudetto passò all'Inter di Bersellini, che portò i suoi una prima settimana ai 2.000 metri. Il menù prevedeva frutta, verdura e acqua naturale. Quindi due settimane a 600 metri, a curare forza e resistenza. Alla fine vinse con 41 punti, 14 vittorie, 13 pari e 3 sconfitte, 44 gol all'attivo e 25 al passivo.
Chi aveva ragione, Liedholm o Bersellini? Conosco la mentalità degli allenatori. La maggioranza ha convincimenti sui quali non si discute e, dal momento che si tratta del capitano dei mercenari, difficilmente tornerà sui suoi passi. Come quando si parla dei calciatori da acquistare e si mette in dubbio la sua richiesta, che spesso riguarda uno già avuto. La società, ammesso che ci riesca, dovrà acquistarne un altro con caratteristiche simili, ma molto più forte, per adattarsi, senza problemi, anche al calcio di un nuovo tecnico, altrimenti avrà da risolvere un ulteriore problema, oltre al danno economico.
Per tornare al ritiro e alla preparazione, la cosa più importante è la professionalità del calciatore, poi il lavoro durante la settimana, l'alimentazione e la vita privata. Il resto lasciatelo agli inventori dell'acqua calda.
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