Il soprannaturale

03.04.2023 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
Il soprannaturale

Non so che cosa avrei scritto senza la lettera di Garlando, su Sportweek, dove porge i migliori auguri per il compleanno del primo aprile a Sacchi. "Che lei sia nato nel giorno degli scherzi - dice - lo trovo assolutamente logico, perché il suo gioco rivoluzionario è stato il più spettacolare Pesce d'Aprile nella storia del calcio. Tutti aspettavano i soliti italiani barricati in difesa e lei si presenta al Bernabeu e attacca il Real Madrid per vincere con merito". Oriana Fallaci dice: "Non è vero che la verità sta sempre nel mezzo, a volte sta da una parte sola". E, dal momento che ricordo la partita più brutta di sempre, con Arrigo in panca, la finale intercontinentale Milan - Medellin 1-0, con duecento fuorigioco, e un Real Madrid - Milan con cento, non so da che parte stia la verità.

Premesso che Sacchi è stato bravo, altrimenti non avrebbe allenato per quattro anni il Milan, domando che cosa ha fatto, interrotto il rapporto coi rossoneri. Un flop dopo l'altro. Ricordo un premio del Presidente UEFA Ceferin, se non vado errato in estate, per un calcio soprannaturale, che più modestamente definisce rivoluzionario. A me hanno insegnato che in campo vanno i calciatori, che l'allenatore non fa gol, né serve assist, che il più bravo è quello che sbaglia meno e la miglior formazione la confezionano Giudice Sportivo e medico sociale. Prima dell'avvento di H. H. in Spagna, l'allenatore era chiamato "portabagagli". Di Stefano diceva di aver avuto quattro allenatori, tra i quali Munoz e Carniglia, ma la formazione la dettava Alfredo, con Gento, Puskas e Santamaria. E quando si vince i meriti sono, in ordine d'importanza, del presidente, della società, della squadra e dell'allenatore. Sacchi ha vinto con quattro fuoriclasse e mezzo: Baresi, Maldini, Rijkaard, Van Basten e mezzo Gullit, raramente visto come in Olanda e alla Sampdoria, oltre a ottimi calciatori, con alle spalle Berlusconi e Galliani, il dirigente numero uno sul piano politico. In tanti avrebbero vinto, come dimostrò Capello, chiamato a subentrare e a prendere una squadra che qualcuno voleva finita.

A me sembra che i tecnici siano sopravvalutati, oltre che strapagati. Mi sono trovato alla Sampdoria ad aver vissuto l'era Mantovani, anche una volta uscito. Uno scudetto, tre Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e una finale Champions non sono poca cosa per chi non aveva mai vinto. Ci sono stati Boskov ed Eriksson, ma non se ne parla, perché senza Mantovani nessuno avrebbe vinto. Infine, quando in estate Passarella è venuto in Italia, intervistato, ci ha dato degli imbecilli: "Eravate una delle nazionali più forti al mondo. Noi e il Brasile, i migliori, sempre preoccupati quando vi affrontavamo, perché avevate difensori super e prima o poi un gol lo facevate. Avete cambiato gioco e siete usciti due volte dal Mondiale. Perché?". A qualcuno dovremo dire grazie se il Belpaese ha subito figure che non meritava.     

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