L'affaire Eriksen
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Gli stranieri per la Sampdoria, tornata in Serie A, dovevano essere due inglesi, Trevor Francis e Brian Robson, amici, oltre che nazionali. Per il primo la trattativa fu rapida; per il secondo la richiesta del Manchester United fece pensare Mantovani, che preferì non spendere oltre 5 miliardi per uno dei primi 5 centrocampisti del tempo. Gli altri erano Falcao, Cerezo, Junior e Tardelli. E per un miliardo arrivò Brady dalla Juventus. Il Presidente disse che con gli inglesi non c'era trattativa, abituati a chiedere il prezzo che ritenevano giusto e a non deflettere.
E' passato molto tempo, ma vedo che il comportamento di Daniel Levy, il maggior azionista del Tottenham, è lo stesso. Chiede 20 milioni per Eriksen e fa orecchi da mercante alla proposta dell'Inter, che, partita da un'offerta di 10, si è spostata a 15, pronta ad aggiungere bonus. La società nerazzurra fa leva sul fatto che il contratto del centrocampista danese scadrà a giugno, ma il numero uno degli Spurs non ci sente. Evidentemente Mantovani non aveva torto. Seppoi ci si domanda se questo tira e molla ha spiegazione, viene da dubitare. Il calciatore interessa? Sì! E' uno dei migliori in circolazione? Sì! Potrebbe determinare nel girone di ritorno? E' probabile, dal momento che si tratta di uno di qualità. Che cosa si aspetta? Che altri intervengano pesantemente sul procuratore Martin Schoots e facciano saltare l'affare? I 7,5 milioni d'ingaggio più bonus offerti dall'Inter, come dicono, potrebbero essere facilmente superati da chi lo prenderebbe a fine contratto senza sborsare un euro. Eppoi non fa pensare il fatto che l'altro ieri Mourinho l'abbia convocato per giocare contro il Norwich? E se il tecnico si convincesse che è meglio tenerlo, non si assisterebbe a una retromarcia? E se Mou volesse fare un dispetto a Conte, visto che i rapporti tra i due non sono dei migliori, non sarebbe uno smacco?
I 20 milioni non cambiano la vita a una delle società più ricche d'Oltremanica, come all'Inter. Eppure le insidie sono più di una in tempo di mercato. Se ne è parlato fin troppo, tutti sanno tutto. Fare i conti è semplice e la cosa più difficile nel calcio non è vendere, come molti pensano, ma acquistare un big. Se Eriksen lo è e se la regola per cui nella distanza ci si trova a metà strada non è gradita a Levy, bisogna correggere la strategia. Le trattative si possono rompere, come concludersi, in un attimo; ma spesso, se lo perdi, diventa quasi impossibile riavvolgere il filo. L'operazione Politano-Spinazzola è a confermarlo. Troppe sono le variabili. Alla fine, poi, va bene se finisce bene.
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