La filosofia di Tuchel

22.11.2021 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
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La filosofia di Tuchel

In questo momento Thomas Tuchel è l'allenatore di moda. Guida col Chelsea la Premier, è l'unico ad aver disputato due finali di Champions con squadre diverse e vinto l'ultima. Dopo essere stato il responsabile del settore giovanile dello Stoccarda, dell'Augsburg e del Mainz, qui nel 2009 gli viene affidata la prima squadra e ottiene due qualificazioni in Europa League. Dopo un anno sabbatico, allena il Borussia Dortmund in sostituzione di Klopp. Vince la Coppa di Germania nel 2017 e si dimette. Nel 2018 è al PSG, con cui conquista due campionati e la finale di Champions, prima di essere esonerato da Leonardo nel dicembre 2020. Ma come li voleva i generali Napoleone? Fortunati! E un mese dopo subentra a Lampard al Chelsea, che risolleva in campionato e porta alla vittoria nella finale Champions contro il Manchester City, grazie a difesa e contropiede. Il Milan di Sacchi pare sia stato una delle squadre di riferimento, anche se l'idolo, da sempre, ha nome Jupp Heynckes.

Mi ha incuriosito quando ho letto l'interesse per il filosofo Hans Ulrich Gumbrecht, per gli studi sul pensiero laterale di Edward de Bono e quelli sull'apprendimento differenziale di Wolfgang Schollhorn, che ha ispirato la diversificazione degli allenamenti, magari tagliando gli angoli del rettangolo di gioco. "Ai calciatori - dice - non serve spiegare tutto, ma devono essere convinti della finalità e della logica di quello che pretendi da loro". Sono il primo ad essere stupito. Ricordo con piacere ciò che alcuni dissero sul loro tecnico: "La cosa che abbiamo notato è che ogni spiegazione è chiara, ogni soluzione semplice, ogni alternativa logica. Lui costruisce la casa e poi rende i calciatori così familiari con le stanze che le possono trovare, oppure andare da una all'altra, anche durante la notte, a luci spente".

Non interessa se uno ha vinto. Lo apprezzo, so che non è facile, ma quando si fa di tutto per rendere il gioco del calcio di difficile comprensione, non sono d'accordo. Perché, come dice Ricardo De Leon: "Nel calcio non esistono moduli o verità assolute, il migliore è il campione". O Vince Lombardi: "Vincere non è tutto, è l'unica cosa". O come ripete Alex Ferguson: "Decidere velocemente quando sei sotto pressione. Ecco che cos'è il calcio". Quando gli addetti ai lavori parlano di calcio, non dovrebbero dimenticare la semplicità, oltre l'umiltà e l'equilibrio, perché conta solo cosa farai nella prossima gara, cosa riuscirai a dimostrare, e quello che hai fatto non serve a niente, se non a finire sui libri. Se ascoltiamo Valdano: "Essere semplici vuol dire avere le idee chiare", per non parlare di Steve Jobs: "La semplicità è il massimo della raffinatezza".  

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