La sabermetrica

17.01.2014 16:11 di  Claudio Nassi   vedi letture
La sabermetrica

Leggo un'intervista a Billy Beane, GM degli Oakland Athletics, una delle figure più influenti dello sport americano. Con lui gli A's, squadra fra le più povere della MLB, sono arrivati a competere con le superpotenze. Come? Grazie alla sabermetrica, che è un'analisi statistica ed economica applicata e specializzata nel gioco del baseball. Il termine, che non si trova ancora sui vocabolari, deriva dall'acronimo SABR, che sta per "Società Americana per la Ricerca sul Baseball", e fu coniato da Bill James, tra i primi a proporla e suo principale sostenitore. Nel 2003 esce un libro scritto da Michael Lewis: "Moneyball, The Art of Winning. An Unfair Game" ("L'arte di vincere. Un gioco sleale"). Sarà un best seller e pochi anni più tardi, nel 2011, la storia di Billy Beane viene raccontata nel film "L'arte di vincere" da uno straordinario Brad Pitt.

Bill James definisce la sabermetrica come la ricerca per la conoscenza oggettiva sul baseball, perché cercherà di rispondere a domande come: "Quale giocatore dei Red Sox contribuisce di più all'attacco della sua squadra?" o "Quanti fuoricampo farà Ken Griffey jr. il prossimo anno?". Mai a domande soggettive, come ad esempio: "Qual è il tuo giocatore preferito?". Cercherà invece di dare risposta a domande come: "Willie Mays è stato più veloce di Mickey Mantle?", stabilendo diversi possibili parametri per esaminare la velocità con studi oggettivi e raggiungendo una conclusione su questi studi individuali.

Nell'intervista rilasciata alla "rosea", Billy Beane dice di non aver neppure guardato le statistiche che i giornali pubblicano da un secolo sul baseball. Alla domanda secondo cui al suo amico Damien Comolli, che ha provato ad applicare la sabermetrica nel calcio, al Tottenham e al Liverpool, non è andata troppo bene, risponde: "Quando cerchi di cambiare una cultura ci vuole tempo". Aggiunge inoltre che "... chi usa la sabermetrica deve essere spietato e avere l'appoggio del proprietario del club".

So che negli USA mangiano pane e statistica, ammetto di aver visto più volte il film con Brad Pitt, ma so pure che molto spesso si abbonda di dati che non servono. Mi sono arrampicato sugli specchi per avere vantaggi. Ho chiesto aiuto ad altri sports, basket in testa. Ho capito perché Castagner mandava a fotografare lo schieramento degli avversari sulle palle inattive. Ho iniziato a servirmi della statistica nel '78 e ho portato il computer in campo nell''84 , preoccupandomi sempre di non parlare, per paura che gli altri copiassero. Attenzione, però, ad abusare. Il vantaggio si tramuterebbe in svantaggio. Poche cose, chiare, precise, semplici, ma determinanti. Altrimenti si confondono le idee a chi va in campo e i calciatori, che sanno già di dover sbagliare il meno possibile, non sentono il bisogno di conoscere il superfluo. Se dimenticate che si vince solo segnando, o che l'attacco fa vendere i biglietti ma la difesa vincere i campionati, per sapere quante volte scende il fluidificante mancino sulla fascia, non vi salverà nemmeno il fatto di curare l'immagine, essere grandi comunicatori e "figli di brava mamma".      

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