La tattica

08.03.2021 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
La tattica

Ho sempre sentito dire che il campionato italiano è il più difficile, perché tattico. In senso figurato, la tattica è la linea di condotta adottata per raggiungere determinati obiettivi e, nel linguaggio sportivo, l'insieme degli accorgimenti tecnici previsti per l'impostazione di una condotta di gara. Non avrei saputo fare l'allenatore. Troppo difficile. Ho privilegiato il manager, con rispetto massimo dei numeri, che incrociati regalano tante verità. Diceva Rino Tommasi: "Le statistiche non contano per chi non ha la pazienza di coltivarle e la capacità di interpretarle". Cercavo vantaggi ogni dove, analizzando i più bravi, prendendo da altri sport, senza dimenticare la praticità. Ho iniziato a fare lo scout nel '78 e, uscito dal calcio, ho confezionato, con amici, un annuario tecnico-statistico, Tuttocalcio, di 1.300 pagine, il più caro al mondo. Costava 120.000 lire e il Rothmans, il secondo, 90.000. Conteneva tanti dati da poter preparare le partite. Addirittura i curricula degli arbitri: casalingo o da trasferta.

La premessa per tornare a parlare di numeri applicati alla tattica. Se si pensa che siano il 3-5-2, il 3-4-3 o altra disposizione, fino ad arrivare all'1-9-1 degli ultimi minuti per salvare il risultato, non sono d'accordo. Ma se vedo che non si cerca di rendere la vita difficile a chi determina, domando se non sia da rivedere la definizione. Come raggiungo l'obiettivo del risultato? Quali accorgimenti uso per l'impostazione di una condotta di gara? Quando leggo che Cristiano Ronaldo si sta avvicinando a 800 gol in carriera, non lo marco a tutto campo e lo raddoppio, domando chi sono gli strateghi. Se dicono che, con il portoghese in campo, la Juventus parte da 1-0, dovrò prendere le contromisure. Immagino le parole del tecnico nel preparare la gara: "Si può anche perdere, ma Ronaldo non deve fare gol". Nessuno calcia come lui da 25 metri e oltre. Spesso è una sentenza. Chi glielo permette dovrebbe tornare sui banchi di scuola.

D'accordo, non tutti sono Ronaldo, ma accorgersi di chi, per vari motivi, de-ter-mi-na, non è impossibile. Se gioco col Real Madrid, permetterò a Kroos di guidare la squadra a piacimento? Se affronto l'Inter, non curerò al meglio Barella? Come Locatelli col Sassuolo, o De Paul con l'Udinese. E su palla inattiva continuerò a marcare a zona quelli che hanno il gol nel dna? Se invece penso, come qualcuno, che se applichi lo schema del mister non dovrai preoccuparti dell'avversario, perché vincerai, non rimane che augurare buona fortuna. 

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