La volontarietà
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Sono da sempre un difensore dell'AIA, il fiore all'occhiello della FIGC. So che le critiche si sprecano e gli arbitri sono nell'occhio del ciclone da tempo immemore, ormai abituati a subire. E' nel loro dna, quindi niente di nuovo. Perché al loro fianco? Conosco le difficoltà da superare. Cominciano in giovane età e debbono scalare una montagna. Partono dalla terza categoria e dai giovanissimi e solo un'esigua minoranza arriva in Serie A, con la possibilità per 10 di diventare internazionale. Ma non è finita, esistono ancora 3 categorie. Detto questo, mi sembra ingeneroso accanirsi contro chi ha alle spalle dirigenti di grande livello, dai quali c'era solo da imparare. Li ricordo: Campanati, Ferrari Aggradi, Righetti, De Agostini, Casarin, Bergamo, Lanese, Collina, fino ad arrivare a Nicchi, Presidente che sognava un quarto mandato, e all'attuale Trentalange.
Nessuno pensi sia semplice la vita nell'AIA. La lotta è senza quartiere. Tutti sanno tutto di tutti e al primo errore bisogna pagare. Se qualcuno pensasse diversamente, sbaglierebbe. Sono temprati dalla lunga carriera, che prevede ogni anno una scrematura, e arrivare senza lamentare ferite è un'impresa. Nel contempo nessuno si provi ad attaccarli dall'esterno. Impossibile. Il fronte diventa impenetrabile. Spero che chi critica con facilità se ne renda conto. Gli italiani e gli spagnoli sono i migliori. Hanno avuto i più grandi maestri. Non a caso, con i già citati ricordo: Ionni, Lo Bello, Sbardella, Michelotti, Agnolin, Lattanzi, la scuola romana e, al di là dei Pirenei, Ortiz de Mendìbil e Gardeazabal.
Ed eccoci al bistrattato VAR. Nasce per ridurre il potere discrezionale del direttore di gara. E ci riesce. Pensate al fuorigioco. Per cui se prima gli errori erano 100, oggi sono 20. Non basta però. C'è sempre qualcosa che non va. Giustamente. Si fischia troppo e una classifica europea ci assegna il primo posto per i rigori: 48 dopo 10 giornate, quando la Liga dice 39 in 11, la Ligue 1 34 in 11, la Bundesliga 23 in 9 e la Premier, addirittura, 21 in 9. Evidentemente c'è da correggere. Non dobbiamo pensare di essere i migliori. Sbaglieremmo. Il gioco del calcio è semplice. Aggiustiamo il tiro. Si è fatta confusione nell'elencare le situazioni che portano all'assegnazione dei rigori. E' necessario un passo indietro e lasciare, nell'occasione, ampia discrezionalità all'arbitro. D'accordo, prima ne aveva troppa, ma sia il solo a decidere sulla volontarietà del fallo. Si tornerà a discutere, ma alle volte occorre mettere la retromarcia prima di tornare ad avanzare, perché è il male minore.
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