Lazzari numero uno
Ognuno ha le proprie idee, meditate o mutuate da altri, ma confortate da fatti che le rendono attuali. E' ormai chiaro per i miei tre ascoltatori tre che sono arrivato a convincimenti e conclusioni grazie ai maestri che mi hanno guidato. Non improvviso. Pirandello insegnava: "Non c'è più pazzo al mondo di chi crede di avere ragione". Né dimentico Borges: "Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza". Per affermare quanto sia difficile non sbagliare nel calcio, ma lo sarebbe ancor più non ricordarsi di "... rendere il facile difficile attraverso l'inutile", come suggeriva Rabitti.
La premessa per parlare di Manuel Lazzari, classe '93, da Valdagno, arrivato alla Lazio a 26 anni dopo aver militato nel Montecchio, Porto Tolle e Giacomense, prima di toccare la Spal. Non lo conoscevo, ma come lo vedo in tv mi incuriosisce, tanto da volerne sapere di più. Un amico telefona a un portiere, un giornalista parla con l'allenatore. Il primo dice che gioca solo quando ha la palla, il secondo ha dubbi ad alto livello. Strano, perché è veloce come nessuno e crossa dal fondo, di destro e sinistro, ancor meglio di Candreva. Ne parlo a un D.S., che non può spendere 20 milioni come vuole la Spal. Poi un allenatore tra i più bravi non lo tiene in gran considerazione. Ebbene, con tutto il rispetto per Immobile, Luis Alberto e Milinkovic, il primo da marcare nella Lazio è Lazzari. Basta una palla lunga per creare un pericolo e, se tre cose nello sport non si possono insegnare, gioventù, velocità e talento, il nostro le possiede in buona parte.
Il caso vuole che nel derby di venerdì sia il migliore. Credo Fonseca non se ne sia accorto, se lascia Ibanez a marcarlo, ma non a uomo, come necessario, con Spinazzola in aiuto. In un attimo la Lazio è in vantaggio di due gol e, mentre la Roma continua a giocare a ritmo slow e in orizzontale, i biancocelesti affondano nel burro. Alle corte: i giallorossi continueranno a battere le squadre medio-piccole e ad accusare battute a vuoto con le altre. Inutile aggiungere che Lazzari è determinante. Spero lo abbiano capito tutti, anche se rimangono dubbi, visto Zaniolo, perso dalla Fiorentina e regalato dall'Inter, Chiesa, bocciato perché correva a testa bassa, e Dybala, che non poteva giocare con Cristiano Ronaldo. Al di là della molla che scatta quando si va a visionare un calciatore, credo si debba tener presente l'insegnamento di Bob Bass, G.M. degli Charlotte Hornets: "La chiave quando scegli non è mai quanto è forte in quel momento o quanto possa migliorare, ma quanto lo voglia davvero".
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