Le sostituzioni

31.10.2022 08:00 di Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Federico De Luca
Le sostituzioni

Fra le tante cose che non capisco ci sono le sostituzioni. Ritengo siano, come le designazioni, altro momento determinante per giudicare un tecnico. D'accordo, saper leggere le designazioni significa aver capito le volontà di chi ha in mano la leva del cambio, almeno in quel momento. E' un fatto che esula dall'aspetto tecnico, per andare verso il politico, ma non sarebbe male saperne di più. Se guadagni tanto dovresti meritarlo e conoscere le sfaccettature del calcio. Le sostituzioni, invece, sono di esclusiva pertinenza dell'allenatore, il quale ha la possibilità di correggere errori e eventuali dubbi.

Detto questo, non sarebbe male ascoltare chi ne sa di più. Gli psicologi, infatti, dicono che un calciatore che segna il gol decisivo non va tolto, perché centuplicherà le forze pur di portare a casa un risultato che sente suo. Regolarmente esce chi decide la gara. Spesso il migliore in campo. Capita che a pochi minuti dalla fine il tecnico richiami uno per la standing ovation. Ma non mi riferivo a questo. La cosa ne ricorda un'altra. Quando si va in gol a pochi minuti dalla fine e chi ha segnato, oltre a togliersi la maglia, che non deve, viene assalito dai compagni. Sono ancora gli psicologi a dire che non va fatto, perché si ha una scarica di adrenalina come dopo uno sforzo massimo. E, più di una volta, a gol fatto segue gol subìto.

Particolarmente sfortunato è Simone Inzaghi. Già alla Lazio, specialmente nelle coppe, non brillava per turnover e sostituzioni. Al di là del derby dello scorso anno che decise lo scudetto, si è superato a Firenze, quando all'85', sul 2-3, ha tolto Lautaro Martinez, di gran lunga il numero uno. Davide Stoppini, nelle pagelle della "rosea", scrive: "E' trequarti di Inter, a tenersi bassi". La sola presenza creava problemi: aveva servito l'assist del primo gol a Barella e segnati due. Guarda caso l'Inter subisce il 3-3, prima di vincere 4-3 con un autentico colpo di fortuna. Ancora non so perché Sarri abbia lasciato in panchina per 45' Milinkovic-Savic, il migliore del lotto, in una gara determinante contro lo Sturm Graz; né perché a Verona, sull'1-1, il tecnico dell'Udinese Sottil abbia tolto Deulofeu, anche se per Samardzic. La cosa grave è che, escluso Sottil, gli altri guadagnano da tre a cinque milioni netti l'anno. Meritano davvero tanto?

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