Lectio magistralis

04.03.2022 11:32 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
Lectio magistralis

Mercoledì sulla "rosea" un articolo di Gianfranco Teotino titolava: "In Serie A si gioca troppo poco. Il tempo effettivo la soluzione". E' dal '90 che predico nel deserto. Esiste addirittura un annuario tecnico-statistico, Tuttocalcio, dove una pagina di dati presentava la differenza tra le squadre a fine campionato. C'era chi aveva giocato 108' più di altri, come la Fiorentina, e, se le partite duravano 58'10" di media, i viola avevano disputato quasi due gare in più della Juventus (2.031' contro 1.923'). Un amico, quando chiesi un parere sull'annuario, disse: "Ottimo. Attento però: avanti sì, ma non troppo".

A distanza di anni un secondo amico invita a non suggerire cose che non fanno, altrimenti imparano. Ma l'amore per il calcio è così forte che non accetto di vedere le nostre squadre superate con facilità da inglesi, spagnoli e portoghesi. Mi ribello. Non capisco tanta superficialità. Se Allegri, il meno scarso dei nostri tecnici, dice che la Juventus deve tornare a chiudere la porta, perché ha preso troppi gol nelle ultime giornate, ha ragione. "Non si può pensare - spiega - di aver vinto una volta passati in vantaggio". E' vero. Non si possono commettere errori per scarsa concentrazione.

Sono sempre attento ai numeri. Esempio: se quasi il 50% dei gol viene da rigori, punizioni e calci d'angolo, si deve prestare massima attenzione. I gol sono tutti uguali, quindi tutti importanti. Ma se non faccio le cose dovute, subirò con maggiore facilità. Perché non mettere un uomo sul palo in occasione del corner? Il portiere non vedrà ridursi la porta da difendere? Perché non mettere un uomo a saltare ai canonici 9 metri e 15, che si ridurranno a 7,50, per disturbare chi calcia l'angolo? Non deve fare un tiro di precisione? Magari per uno schema? Perché non mettere davanti agli attaccanti i difensori, quando il portiere calcia dal fondo? Non può sbagliare? Perché far partire dalla barriera il primo uomo incontro a chi calcia la punizione diretta e non un altro di lato, che finta la partenza, così da impegnare la visione periferica di chi batte? Non lo faceva Trevor Francis?

Non sono particolari di poco conto, perché ridurranno i gol e aiuteranno a rimanere concentrati. Non abbiamo perso il Mondiale del '90 per un fatto simile? E marcare a zona non è invitare i soliti noti ad andare a nozze? Infatti metterla dentro è per pochi. Non si insegna. E' un dono di madre natura. Lo confermano i tabellini del lunedì. Ancora. Perché nel riscaldamento prepartita si fa tirare in porta con violenza? Non si facilitano contratture e stiramenti? Comunque tranquilli, non è una lectio magistralis, come tengono a Coverciano, siamo solo a Lady Radio!  

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