Ma i soldi sono tutto?

24.04.2023 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Federico De Luca
Ma i soldi sono tutto?

Cinque squadre in semifinale nelle coppe europee hanno fatto impazzire i media. Siamo tornati i primi della classe e a criticare quanti volevano che la Serie A fosse poco allenante. Non l'ho pensato. Guardavo le spese folli che venivano fatte sul mercato e ridevo per operazioni da 60/70 milioni, o addirittura 100. Non esistevano calciatori di questo valore e applaudivo i portoghesi che, al solito, compravano in Brasile a 5 e vendevano a 20 volte tanto. Così come il Bayern Monaco, uno dei primi tre club al mondo, con i bilanci in ordine, escluso uno degli ultimi. Se oggi vedo la squadra in difficoltà, si rafforza in me il concetto che perdere Uli Hoeness e Rummenigge sia stato danno incredibile e capire rimane la cosa più importante.

Finalmente ecco apparire le italiane, finito il lungo letargo. Esistono anche i cicli, come ripeteva un ex calciatore. Ma non illudiamoci, c'è tanto da lavorare. Guai fossilizzarsi se le cose vanno bene, perché gli avversari prima o poi prenderanno le contromisure. Come al Napoli, che non esce per caso dalla Champions, ma per non aver capito che altri potevano capire. Se oltre l'80% dei gol arriva dalle fasce laterali e Lobotka è il passaggio obbligato, l'undici di Spalletti diventa un libro aperto. Per fortuna i punti di vantaggio sulla seconda sono 17, altrimenti addio scudetto. Piace tornare all'Inter dello scorso anno, quando scoprirono che Brozovic era l'anello debole della squadra, se marcato e attaccato. Qualcuno rimproverò di averlo scritto, ma era scontato. Chissà se Inzaghi perse il titolo per non aver cambiato, fino ad arrivare al derby, dove, in vantaggio 1-0, fece tre sostituzioni determinanti e fu sconfitta, 2-1.

Sarri, invece, viaggia con tanti consensi e con Immobile, cannoniere principe, a singhiozzo. Assertore del 4-3-3, all'inizio si è scontrato con realtà diverse. Ha messo in panca Luis Alberto, prima di capire che era insostituibile e con Milinkovic formava la coppia di interni migliore del torneo. Come tutti gli allenatori, ha voluto due fedelissimi in biancazzurro, Hysaj e Vecino. Continua a tenere Lazzari in panchina, privando la squadra di un atout vincente sulla destra. Ma sarà pronto a cambiare. Alle corte, abbiamo ancora margini di miglioramento per risalire la corrente e non fermarsi alle attuali cinque semifinaliste, pronti a correggersi e capire, per approfittare delle altrui deficienze e non pensare che i soldi siano tutto.   

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