Muri e forche per migliorare

10.12.2021 09:00 di Claudio Nassi   vedi letture
Muri e forche per migliorare

Ricordo quando, nel marzo '91, l'allora Segretario della FIFA Blatter, in visita a Lisbona per un sopralluogo ai campi che a giugno avrebbero ospitato i Mondiali Under 20, disse che nulla sarebbe cambiato, anche se alcuni parlavano di abolire il fuorigioco, allargare le porte, squadre di 10 uomini e partite di 4 tempi. Nel febbraio '94 il grancan Casarin, nell'aula magna di Coverciano, parlò ad allenatori, dirigenti, arbitri e assistenti. "Finora tutti hanno insegnato che nel dubbio è meglio alzare la bandierina, in occasione del fuorigioco, e così tante azioni venivano bloccate per fuorigioco inesistenti. Ma perché se uno ha un dubbio deve bruciare un attacco, proprio quando la FIFA e tutti noi non dormiamo la notte per favorire chi produce gioco?".

Evidentemente il problema era segnare più gol. Ma il calcio non si deve ridurre al momento del gol, anche se rimane il sale. Personalmente ritengo che la bellezza del gioco consista nella velocità, nei continui capovolgimenti di fronte, che entusiasmano, avvincono, tengono col fiato sospeso, il tutto condito da una padronanza dell'attrezzo che sfiori la perfezione. Né dico niente di nuovo, perché Brera, nel '72, nel suo libro Il mestiere del calciatore, scriveva: "Un equivoco di sapore qualunquista ha convinto molta gente che il calcio sia bello quando le segnature abbondano. Nulla di più falso. Il calcio è bello quando viene giocato bene, seguendo schemi di volta in volta variati secondo abilità e fantasia. Se le segnature sono numerose evidentemente non giocano bene i difensori". Ancora. Nel 2021 al gran capo degli arbitri Collina non piace risolvere il problema dei rigori col ritorno al passato, quindi alla volontarietà. Renderebbe tutto più semplice. Preferisce che si disquisisca sul braccio più o meno lontano dal corpo. Una questione di lana caprina. Così ci saranno più rigori e più gol.

Peccato non ci si accorga che nonostante gli scout, gli assistenti, videotape sempre più sofisticati e computerizzati e droni, la qualità media si è abbassata e, quando accade, la strada che conduce ai risultati è fatta di fatica, sofferenza, piccole cose, impegno difensivo, mentre sono diminuiti i calciatori di classe, capaci di creare e risolvere. Alle corte, si fa fatica a ricordare una frase di Zeljko Obradovic, coach più vincente in Europa: "Non c'è tattica più importante della tecnica". Da pochi giorni ho convinto un Presidente a costruire un muro e a dotare di forche il suo meraviglioso centro sportivo. Se ne era dimenticato, quando i vecchi maestri erano soliti usarli fino a buio con i ragazzi. Non conoscevano Obradovic, ma sapevano che, per migliorare, niente era più importante della tecnica.   

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