Non dimenticate il Conte Rognoni
Dice un proverbio: "Non discutere mai con un idiota. Ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza". Ricordandolo, un allenatore che va per la maggiore, probabilmente il migliore, giorni or sono mi ha insegnato che il mondo non si divide in bianchi, neri, gialli e rossi, ma tra chi capisce e chi non capisce. La riprova nel calcio. Se capisci sei stimato e addirittura perdonato, anche se sbagli; in caso contrario, la considerazione è pari a zero. Ho sempre guardato i più bravi in Italia e all'estero, in ogni sport. Prima ancora di scoprire che cosa facevano, notavo le mancanze. Parlavo poco, ascoltavo molto. Cercavo di non far sfuggire ciò che interessava e, davanti a chi pensava di essere quello che non era, si accendeva la lampadina e avevo vantaggi. In particolare, ricordo il D.G. di un grande club che, in ogni trattativa, voleva dimostrare di saperne di più. Era il preferito, sia in caso di acquisto che di cessione. Regalava sempre un'apertura per far scendere o salire il prezzo.
Oggi sono un lettore piuttosto attento e alle volte prendo cappello. In modo particolare quando sento parlare di "rivoluzione", come in un'intervista di Schianchi a Sacchi per presentare Sarri, e di "salto culturale". Eppoi non condivido le tante novelle che si ascoltano, quasi avessimo le campanelle al naso. Quando leggo di nuovi ingressi nella Hall of Fame del calcio, attendo con curiosità di conoscere i nomi. Come vengono pubblicati, domando che cosa hanno fatto. Di solito...niente o danni! Allora viene da chiedere se ho capito qualcosa di un mondo che è stato la mia vita. Evidentemente poco. Anche se talvolta ascoltano. Come quando Fino Fini disse che Arpino sarebbe stato il primo giornalista sportivo a far parte del Museo del Calcio. Risposi se scherzava. Si trattava di uno scrittore che toccava l'eccellenza, amico di Bearzot, ma i giornalisti sportivi erano altri, a cominciare da Carlin, Brera, Bardelli, Zanetti, Panza e via dicendo. Capita spesso di andare a ritroso nel tempo e ricordare quelli con i quali era un piacere parlare di calcio e imparare. Parto da Franchi, dal Conte Rognoni, Mantovani e Mario Gerbi, per arrivare ad Ellena, Cappelli, Santos, Sandro Vitali, Renato Lucchi, Riccardo Sogliano, Liedholm, Bagnoli, Favini, Capello, fino ad arrivare a Pandolfini, Biagiotti e Roberto Clagluna e chiedo scusa ai dimenticati. Non credo che la più parte sia stimata come merita, ma sono uomini di calcio. E se, per caso, Fini avesse dimenticato il Conte Rognoni, che ha fatto la storia del calcio, provveda. Sarebbe grave mancanza.
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