Oscar Damiani
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In passato avevo detto che non potevo fare l'allenatore. Mestiere troppo difficile per come lo conoscevo. Il calcio è cambiato. Non accettavo lo fosse, ma, dal momento che gli altri hanno ragione, ho fatto marcia indietro. Sì, lo potrei fare. Perché? Facile. In campo non ci sarebbero problemi: c'è il regista a guidare la squadra. Poi con match analyst, scout, psicologo, tecnico su palla inattiva, coordinatore, vice, assistenti, preparatore dei portieri, responsabile dell'area performance e ricerca, preparatori atletici e osservatori, il lavoro si ridurrebbe ai rapporti con la stampa e alla gestione del gruppo. Mica male, se ho un agente bravo che fa contratti milionari. Anche Boskov aveva notato che da quando si marca a zona l'allenatore non studiava neppure le marcature. Insomma, una pacchia: contratti pluriennali per saper parlare, vestire con proprietà e raccontare, spesso, novelle. Non vorrei qualcuno pensasse che non apprezzo il regista, quando li ammiro, se hanno nome Schiaffino, Rijkaard, Redondo, Pecci, Pirlo e Kroos, ma non dimentico che, marcato e attaccato, diventa un problema.
Detto questo, ascolto con piacere Damiani parlare di calcio in tv. Oscar è stato un buon calciatore, è un bravo procuratore e un intenditore, oltre ad essere un signore conteso dalle migliori boutiques. Insisteva nel dire che la società è determinante. Non trovava seguito, ma, se dici la verità, non è facile. Mentre tutti aspettano di assistere agli scontri tra Sarri e Mourinho a Roma, sono a sottolineare l'osservazione di un tecnico in attività: "Gli opinionisti rovinano il calcio. Hanno plagiato i giornalisti, che ripetono pedissequamente quanto dicono". L'avevo notato da tempo. Ero rimasto meravigliato che tanti personaggi, dopo aver giocato anni ad alto livello, non conoscessero la materia. Facevo fatica ad ammetterlo. Poi è venuta conferma. Peccato che, ancora una volta, abbia ragione Cecco Lamberti quando diceva: "Il calcio è un gioco stupido per persone intelligenti".
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