Passarella e Dunga

01.09.2023 09:00 di  Claudio Nassi   vedi letture
© foto di Federico De Luca
Passarella e Dunga

Nel tempo ho incontrato politici di diversa estrazione e, alla fine, sono usciti dai colloqui convinti che il calcio fosse divertimento e svago o l'oppio del popolo. Viaggiavo, invece, in qualsiasi posto abbia lavorato, con una frase di Winston Churchill, che, parafrasata e incorniciata, faceva bella mostra di sé. Recitava: "Alcuni vedono una società di calcio come una tigre feroce da uccidere, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com'è in realtà, un robusto cavallo che traina un carro molto pesante". Sapevo che era vero, me l'avevano insegnato. Non dico la fatica per farlo capire perfino ai datori di lavoro.

Ho sempre cercato vantaggi da altri sport, in particolare dal basket. Da uno che aveva vinto 11 anelli nell'NBA come Red Auerbach, G.M. dei Boston Celtics, si doveva solo imparare. Negli anni '60 ripeteva che "... Bill Reinhart era venticinque anni avanti a tutti. Diceva che segnare in contropiede era il modo più facile e al tempo stesso più efficace per demoralizzare l'avversario". Seppoi nel Belpaese era considerata la tattica migliore, fatico ancora a capire come si sia cercato di stravolgerla. L'hanno ripetuto perfino Passarella e Dunga, intervistati da Lorenzo Marucci. E, non a caso, per due volte non siamo andati al Mondiale.

Se Zeljko Obradovic, l'allenatore di basket numero uno in Europa, dice: "Non c'è tattica più importante della tecnica", come si fa a non capire? A Coverciano, invece, dove raccontano di avere la scuola migliore al mondo, il Presidente e regista dei corsi dice: "Abbiamo una caratteristica che non dobbiamo perdere, la grande conoscenza tattica". Se, invece di parlarsi addosso, si analizzassero i calciatori che militano in Serie A e si domandasse quanti sono ambidestri e usano l'esterno piede, avremmo facile risposta. I nostri istruttori sono in grado di insegnare i fondamentali e correggere i difetti, oltre l'uso dei piedi in tutta la loro estensione? I giovani, autentiche spugne, non avrebbero imparato facilmente? Invece li vediamo in campo col cronometro in mano per controllare se uno mette due decimi in meno nel fare un giro di campo. Dal '90 ho parlato di tempo effettivo. Giocare 60' doveva essere un fatto scontato, per un problema di regolarità. Nel 2023 siamo ancora in attesa.  

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